sabato 23 gennaio 2021

ARMA INFERO 2: I cieli di Muareb di Fabio Carta

 Lakon e Karan sono divisi. Karan, con l’amata Luthien, si trova a sud nell’esotica e rigogliosa Gargan mentre Il Mastro di Forgia prosegue la sua ricerca nelle remote lande boreali. Pur così lontani i nostri protagonisti vedranno intrecciarsi nuovamente le loro storie, sullo sfondo di una guerra civile dove la furia cieca dell’uomo scatena il potere di nuove e terribili armi. Contro questa barbarie la cavalleria coloniale è costretta ad evolversi, crescendo e diventando qualcosa di diverso e migliore. Tra intrighi e lotte interne, solo grazie a Lakon e alla sua arcana sapienza la Falange potrà trovare la forza di levarsi sopra le bassezze e i tradimenti del nemico. Su in alto, fino a solcare i cieli di Muareb.




La Trama ci riporta esattamente dove era finito il precedente capitolo, ossia con Lakon, futuro Martire Tiranno, a Nord in Cerca del Pagan e con Karan verso Gargan insieme alla sua Luthien, assecondando il cuore e la sua sete di conoscenza per studiare le antiche Forgie. Arrivato a destinazione Karan si concederà una parentesi familiare difficile ma intensa, resa complicata ancor più quando si troverà a contatto con l’ipocrisia dei Sapienti e degli Aristocratici del luogo che parlavano di guerra e di povertà sociale senza aver mai conosciuto né una né l’altra. Il nostro Protagonista sarà felice ma anche sofferente per aver lasciato il suo amico fedele Lakon, venendo meno ai suoi doveri di cavaliere ma anche di amico.

A questo punto la Trama viene dominata dalla descrizione delle dinamiche sfociate nella Guerra civile, una Guerra descritta in maniera maniacale, concitata e con una crudezza alimentata dallo stato d’animo di Karan, misto di incertezza, paura, e ammirazione per le tecnologie nemiche frutto di un Arcana Scienza; c’è sofferenza anche perché lo stesso Protagonista, seppur uomo di scienza e quindi incline a vicende più umane, sarà trasformato dal Conflitto in maniera triviale, annebbiata la sua logica dal disprezzo e dalla naturalezza con la quale aveva dispensato anche lui Morte e Distruzione. A questo punto venuta meno la sua fedeltà verso quello a cui credeva di più, sentirà l’esigenza di ricongiungersi ai compagni per consegnare le sue recenti scoperte in campo scientifico, ma sopratutto per ritrovare l’amico Lakon e aiutarlo nella Cerca del Pagan. Così inizierà il viaggio di Karan, orfano degli sguardi di ammirazione della sua bella Luthien, che lo porterà verso un luogo misterioso e affascinante, Opera degli Antichi, e lontano dalla mano dell’uomo. Qui dove ogni Scoperta nasce dalla Fede ed è supportata dalla Ragione, verrà a contatto con i Doni di un Passato Glorioso e turbato dall’incapacita’ di comprendere, da uomo di scienza troppo legato alla Tradizione, la Rivelazione perché difficile da accettare per una mente da uomo troppo “ottusa” ; questo porterà Karan a un bivio: Dovrà scegliere se

Morire Sperando

o… Morire Tentando.

Sfinito nel corpo e nello Spirito sarà capace di prendere la decisione giusta??

I Temi Principali sono molteplici ma in particolare si concentrano su IDENTITÀPOTERE ed EGOISMO; Su questo Potere illimitato si poggia una società descritta come modellata su un EDONISMO che porterà alla distruzione morale e fisica.

Personalmente il Secondo Volume della Saga convince di più; A parte il Ritmo Narrativo più disinvolto arricchito sempre da descrizioni e termini ricercati, Principalmente a me la Trama ha dato diverse Chiavi di Lettura: incentrata sulla battaglia di Azin e sulle origini di Muareb, ci consegna uno “smantellamento” della figura dell’uomo del Futuro con un forte contrasto tra Scienza e Fede che porta verso un disfattismo della società (simile a quello del precedente Volume) che però, grazie all’introspezione psicologica e filosofica del Protagonista che accetta tale condizione, ci fa riflettere in senso favorevole e porterà il lettore verso un finale(logicamente non conclusivo) che lascia più speranza rispetto a quello del Primo Volume della Saga.

Quello di Fabio Carta è un libro non facile, una lettura non rivolta a tutti, destinata più a chi ama il genere, ma senza dubbio devo fare i miei personali complimenti perché è riuscito a rendere ancor più appassionante una Trama grazie non solo ad alcune accortezze e cambi nello stile Narrativo, ma anche allo sviluppare ed indirizzare una riflessione che stimola di più il lettore verso una logica filosofica che si regge sul bilanciamento di Scienza e Fede.

( Recensione di Walter Bianco da AmabiliLetture Blog )


Fabio Carta, nato a Roma nel 1975, appassionato di fantascienza ma anche dei classici della letteratura, come i romanzi del ciclo bretone e cavalleresco. Si è laureato in Scienze Politiche con indirizzo storico. Ha sviluppato uno spiccato interesse per le vicende che dal medio evo alla contemporaneità hanno visto le evoluzioni, gli incontri e gli scontri tra i popoli e le culture.Ha esordito nel 2015 pubblicando il primo volume della saga fantascientifica “Arma Infero” con Inspired Digital Publishing. Oggi questa saga conta tre romanzi: Il Mastro di Forgia nel 2015, I Cieli di Muareb nel 2016 ed Il Risveglio del Pagan nel 2018. Per la Delos Digital ha anche scritto un racconto lungo intitolato “Megalomachia” unitamente alla finalista del premio Urania 2016, Emanuela Valentini, della cui amicizia si fregia come una medaglia.Ha avuto inoltre l’onore di partecipare con diverse, importanti firme della fantascienza italiana fra cui Dario Tonani, il pluripremiato autore di Cronache di Mondo9, all’iniziativa “Penny Steampunk” del 2016 da cui è nato un volume di racconti fantastico–weird a tema steampunk a cura di Roberto Cera (ed. Vaporosamente). Infine ha pubblicato nel 2017 il romanzo cyberpunk “Ambrose” per i tipi di Scatole Parlanti.



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