venerdì 18 febbraio 2022

L'enigma di Majorana di Stefano Mancini

 


Ludwigsdorf, Germania. Ethan e Kirsten sono ormai una coppia affiatata, concentrati ognuno sulla propria carriera: lui ha affiancato all’attività di reporter per il Guardian quella di scrittore, lei è stata coinvolta dal suo professore, Karl Vogel, in un nuovo progetto che ha raccolto fondi e risorse internazionali.La quiete della coppia, però, ha vita breve. Alla loro porta si presenta uno scienziato americano, Thomas Anderson, stralunato e sconvolto, che rivela di essere in fuga e di avere urgente bisogno dell’aiuto di Kirsten. Prima che possa dire altro, però, tre individui compaiono all’interno della casa. Ne nasce una violenta colluttazione, al termine della quale Thomas muore ed Ethan e Kirsten sono costretti a fuggire. Per i due comincia così una corsa contro il tempo che li porterà a Roma, dove dovranno rintracciare un sacerdote amico di Thomas, nella speranza che possa fare chiarezza sui motivi della morte dello scienziato e sul loro coinvolgimento.Tra progetti segreti, codici numerici da decifrare, esperimenti ai limiti del reale e morti inspiegabili, Ethan e Kirsten avranno un solo modo per uscirne vivi, svelare il segreto dietro la misteriosa scomparsa di una delle menti più geniali del XX secolo: Ettore Majorana.




Stefano Mancini ha scritto un thriller fantascientifico dove fantasia e realtà si fondono, immergendo il lettore in una vicenda arricchita da suspense e azione che, attraverso una trama coinvolgente con  tanti colpi di scena imprevedibili, sorprende in maniera profonda non preoccupandosi troppo di una veridicità scientifica e storica che ben si adatta alle esigenze narrative, risultando mai troppo pesante nemmeno nelle fasi dove ritroviamo spiegazioni scientifiche che, dimostrandosi semplici e lineari, non rallentano la lettura con interrogativi ma incoraggiando chi legge a cercare risposte

C'è subito da dire che la vicenda, pur avendo gli stessi protagonisti, è indipendente rispetto al precedente romanzo di Mancini l'Enigma del Fuhrer ; come logico però, se nel primo i personaggi erano "fisicamente" più caratterizzati, in questo suo ultimo risulta più approfondita e curata l'interiorità dei protagonisti, che emergono empaticamente più trasparenti e veritieri, umanamente sensibili nei confronti di un loro passato che fortemente condizionava ancora il presente.     

La scrittura è fluida e ricercata e per questo la lettura risulta molto piacevole, spedita e serrata allo stesso tempo; l'autore riesce a tenere alta la tensione grazie alla brevità dei capitoli ma soprattutto grazie alla bravura con la quale riesce a chiudere gli stessi lasciando in sospeso il lettore, lasciando tutti gli interrogativi a metà, suscitando una "morbosa" curiosità per i capitoli successivi, accorciando di molto il tempo di lettura di un romanzo che letteralmente si lascia leggere tutto d'un fiato.

Ethan e Kirsten saranno trascinati in una storia segnata da delitti e misteri, da segreti e indizi che porteranno i due protagonisti a intraprendere una corsa contro il tempo viaggiando tra passato e presente, sempre pronti a sacrificare tutto per arrivare ad una verità nascosta, celata nel tempo, divisa tra scienza e storia.
 
Tra codici e tracce da seguire, indizi e sincronismi, che sposteranno l'interesse del lettore ripercorrendo le vicende legate alla misteriosa scomparsa di Majorana, l'intreccio si farà, pagina dopo pagina, sempre più intricato e complesso, costantemente instabile fino ad arrivare finalmente all'epilogo del libro dove, dopo aver ricongiunto le due diverse linee temporali parallelamente percorse nella narrazione, emergerà con forza la convinzione che la storia non è fatta per cambiare, il suo svolgimento inevitabilmente non si poteva modificare ma solo adattare alle circostanze e agli uomini che attraverso il suo corso saranno dominati sempre dal desiderio di supremazia.
 
La meccanica narrativa si rivela stabile e ben organizzata; Il dialogo risulta naturale e intimo, ben alternato alle tante descrizioni arricchite e sostenute da similitudini e metafore, vivacizzate anche da quel pizzico di ironia che, oltre a testimoniare la personalità dell'autore, alleggerisce i toni dando leggerezza ad una narrazione che in alcune fasi risulta un po' "appesantita", ma che in generale si sviluppa in maniera agile e scorrevole.

Il punto forte del romanzo, personalmente, risulta essere una trama che, pur affondando le sue radici in una storia passata e vissuta da personaggi reali, risulta essere davvero molto originale e imprevedibile: si spazia tra passato e presente ripercorrendo nel libro vicende storiche reali che vanno dai conflitti mondiali alle tensioni della guerra fredda, dalla rincorsa al nucleare alla corsa per la luna.
La fotografia che ne esce alla fine rappresenta drasticamente un umanità sempre in conflitto, capace di rifiutare l'armonia, rendendo instabili gli equilibri in un mondo fatto da uomini pronti a mostrare la loro vera natura quando sono disposti a tutto per raggiungere gli scopi e desideri più inimmaginabili.

 
Davvero tanti complimenti sinceri a Stefano Mancini che ha scritto un libro capace di coinvolgermi in maniera totale, grazie non solo alle vivaci caratteristiche distintamente riconducibili al genere, ma sopratutto per la singolarità nell'utilizzare come "escamotage" elementi legati alla storia dei giorni nostri per costruire una trama davvero imprevedibile, con uno svolgimento inaspettato e incerto fino alle ultime pagine, per una lettura completata davvero in pochissimo tempo perché resa molto avvincente dalla complessità di una storia che appassionava sempre di più pagina dopo pagina.



mercoledì 16 febbraio 2022

L'uomo senza sonno di Antonio Lanzetta


Secondo dopoguerra. Bruno ha tredici anni e vive in un orfanotrofio vicino a Salerno, sottoposto alle continue angherie degli altri ragazzi. Solo l'amicizia con Nino, il nuovo arrivato che prende a difenderlo, riesce a rendere tollerabile la sua permanenza nell'istituto. L'estate porta con sé un momento di libertà per tutti i ragazzi: Bruno e Nino saranno scelti per andare a lavorare insieme nella tenuta degli Aloia, una ricca famiglia del circondario. È qui che Bruno conosce Caterina, una strana bambina che vive all'ultimo piano della casa e che lo guida a esplorare i recessi dell'imponente edificio. Il gioco assume però ben presto contorni sinistri: Bruno inizia a essere tormentato da incubi inspiegabili, che al risveglio lo lasciano profondamente spossato. Il ritrovamento, all'interno della proprietà degli Aloia, di alcuni cadaveri in avanzato stato di decomposizione, getta sulla villa e su chi la abita ombre inquietanti. A chi appartengono quei corpi? E perché tutti sembrano a conoscenza di qualcosa che non deve essere rivelato? Questo romanzo è la storia di un'amicizia, di ricordi spezzati e di un brutale assassino che si nutre di paure. È la storia di Bruno e dell'estate in cui divenne l'uomo senza sonno.



Antonio Lanzetta ha scritto un libro che coinvolge e trascina, pagina dopo pagina, con una storia immersa in una suspense quasi ipnotica che gioca con il lettore attraverso paura e tensione.
La trama si snoda attraverso storie parallele, salti temporali in diverse epoche storiche dove sviluppare in modo simultaneo diverse tematiche che si sdoppiano nel passato per poi ricostruirsi nel presente narrativo al fine di rendere ancora più articolato un intreccio che risulta complesso nel suo insieme e allo stesso modo molto originale.

La storia, ben costruita dall'autore, affonda le sue radici in un male che, generato e alimentato da vendetta e odio, era cresciuto negli anni anche grazie all'illusione di poter essere controllato, contenuto a fatica fino a quando quell'ossessione era ormai divenuta incontrollabile, rendendo irrecuperabilmente instabile l'equilibrio tra luce e buio.

Il libro è anche un romanzo di formazione dove possiamo facilmente ritrovare personaggi tipici delle storie di Lanzetta, raccontati senza filtro attraverso la loro intimità e con molte sfaccettature; in particolare come protagonisti ritroviamo bambini, anime innocenti che, trascinati con forza nell'età adulta, lottano e soffrono perché costretti a pagare colpe di chi è più grande, soffocati da una negatività nella quale riescono, con coraggio e caparbietà, a trovare motivo per trasformarsi, ragione per evolvere positivamente nel corso della vicenda, uscendone alla fine più forti e consapevoli.

Il protagonista del libro è Bruno, ragazzo orfano timido e fragile, cresciuto senza amore, abbandonato dai genitori e dimenticato dalla vita; derubato e tradito dalla speranza, trascina la sua adolescenza come tutti coloro che, costretti dalla società ad essere ultimi, non sono più capaci di sognare, di desiderare qualcosa di meglio; nessuna mano tesa per Bruno, solo rassegnazione ad ingiustizia e dolore, abituato a non chiedere più nulla a quel destino che, dopo averlo ingannato, mosso a pietà riuscirà ad intervenire in suo favore fornendo accidentalmente un occasione per uscire da quel tunnel stretto e buio; messo alla prova il nostro protagonista sarà costretto a confrontarsi con tanta sofferenza, con un dolore prigioniero di un mondo avvolto dal male che farà risvegliare in lui quel suo essere speciale, un dono con il quale riuscirà a fronteggiare una situazione più grande di lui. 
Da questa esperienza Bruno uscirà profondamente segnato e cambiato per sempre, sostenuto da sentimenti ritrovati come amicizia e comprensione, più consapevole e maturo; Accelerando il passaggio all'età adulta, quando ormai era riuscito a svincolarsi  dalla paura, Bruno da preda si trasformerà in cacciatoreun guardiano silenzioso che difendeva quel confine tra il sogno e realtà misurandosi con quell'essere che si nutriva di paura.  

Lo stile inconfondibile di Lanzetta, anche in questo romanzo, rende davvero imprevedibile l'intreccio narrativo che, stravolto continuamente pagina dopo pagina, ribalta tutte le certezze acquisite durante la lettura, ripagando attraverso una vivacità descrittiva, forte e d'impatto, arricchita dalle tantissime descrizioni evocative presenti nel libro, dove l'attenzione particolare per le metafore fa spaziare il lettore in elementi tipici di un genere gotico che mescola bene paura e commozione.

Un dialogo serrato, insieme a capitoli brevi, riescono bene ad adattarsi ad un atmosfera contrassegnata da paura e angoscia che, "penetrando" nei protagonisti, permettono di esplorare la loro natura umana scandagliando le parti più intime e profonde, riuscendo di fatto a esprimere al meglio la "filosofia letteraria" di Lanzetta: per l'autore difatti quello non si deve temere solo quello che non si vede, come il buio , ma anche chi, presente fisicamente, quel buio lo porta dentro, alimentando il male che affascina e rende schiavi, celando crudelmente tante verità inimmaginabili.

Il romanzo di Lanzetta (come sempre) fotografa bene i conflitti interiori, le difficoltà della vita, stimolando chi legge a farsi domande e non a trovare risposte; la sua bravura si traduce principalmente nella caratterizzazioni dei suoi personaggi che, come esseri sociologici, emergono empaticamente, nascondendo sempre sfumature diverse, riuscendo ad evolversi durante la vicenda narrata che, in una disamina socio culturalegravita sempre verso un male espresso nelle sue varie forme, radicato in uomini che, nonostante il contesto, saranno sempre prigionieri di sentimenti come rancore e odio, succubi della vendetta che li condiziona avvelenando la vita, lasciando profonde ferite non solo in chi agisce ma anche in chi subisce che, molto spesso, paga il prezzo della sua innocenza
 
 
Tantissimi complimenti sinceri ad Antonio Lanzetta (che da anni seguo con molta stima e simpatia) perchè anche con quest'ultimo suo romanzo riesce non solo a non deludere le aspettative dei suoi lettori, ma anche ad appassionare e coinvolgere pienamente attraverso una storia originale e ben costruita, divisa tra la vita e la morte, capace di oltrepassare i limiti di una tensione narrativa che cattura emotivamente, accompagnando il lettore negli abissi più profondi della paura attraverso dolore e angoscia
 
 

martedì 8 febbraio 2022

Tutto il cielo che serve di Franco Faggiani

 

Nell’agosto del 2016, Francesca Capodiferro, giovane geologa e capo squadra dei Vigili del Fuoco di Roma, si trova per lavoro sui Monti della Laga, al confine tra Lazio, Marche e Abruzzo. La sera del 24, con i suoi due cani da ricerca, decide di accamparsi sulla montagna sopra Amatrice ma proprio quella notte violente scosse di terremoto distruggono il paese e tutte le frazioni limitrofe. Francesca sarà tra i primi ad arrivare sul luogo e a organizzare i primi soccorsi, inizialmente con mezzi di fortuna, poi aiutata dagli uomini della sua squadra. Con loro ha sempre avuto rapporti difficili, quasi conflittuali: i ‘suoi’ Vigili del fuoco le obbediscono ma non la amano e questo spesso le causa problemi anche durante le operazioni di emergenza. Dopo incontri inaspettati, allontanamenti e ricongiungimenti, arrivano i rinforzi e Francesca, provata emotivamente dalla tragedia e dai contrasti sorti con i colleghi, decide di partire da sola alla ricerca dei dispersi e delle persone rimaste bloccate nelle vallate circostanti, frugando nei casolari, nelle grotte e nei rifugi offerti dai boschi, dove la gente si è nascosta per la paura. Sarà un viaggio difficile il suo, nel dolore e nella bellezza della natura, a volte così violenta e indifferente alle vicende umane. Ma sarà anche un viaggio necessario per scoprire, dentro di sé, le ragioni della propria missione e riconciliarsi finalmente con la vita, i suoi uomini, il suo lavoro.





Quello di Franco Faggiani è un romanzo emozionante, che tocca le corde più intime della fragilità umana, coinvolgendo il lettore attraverso una drammaticità, raccontata con rigidità e rispetto, che brillantemente "resiste" alla banalità; le pagine sono intrise da un dolore descritto con estrema semplicità, una sofferenza che alla fine risulterà toccante per il suo realismo, ma anche più forte e incisiva perché capace di trasmettere quella devastazione intima che aveva "demolito"  più la mente che il fisico. 

Il libro di Faggiani, scritto come celebrazione per il lavoro dei vigili del fuoco, è principalmente un romanzo dove la natura viene "glorificata", esaltandone tutti i suoi colori, meravigliosamente decantata per coinvolgere a pieno il lettore che viene preso per mano e accompagnato attraverso luoghi selvatici e paesaggi incantevoli costruiti da pennellate di colore così delicate da far contrasto con la bruttezza mutevole dell'opera dell'uomo. Il lettore così entra in connessione con qualcosa che, da una parte cattura e incanta per la sua essenza, e dall'altra sorprende sia nel bene che nel male; per parecchie pagine immaginata come una madre benigna disposta a mostrarsi ma anche a difendersi, in altre mostrerà tutta la sua instabilità nel trasformasi in matrigna per punire i suoi figli.

Lo stile dell'autore si sviluppa in maniera appassionante, facilmente identificandosi con una scrittura che risulta sempre molto fluida e toccante, e con un dialogo che alterna fasi più intime a quelle più concitate

Personalmente ho apprezzato molto l'abilità dell'autore nel essere riuscito a "spersonalizzare" i ruoli dei suoi protagonisti; questi infatti non colpiscono particolarmente solo per il loro ruolo ma per il loro essere, per il loro vissuto che arricchisce la trama, non come personaggio, ma come persona, suscitando indirettamente una critica verso una società moderna, dove i rapporti umani molto spesso vengono ostacolati da pregiudizi culturali che affondano le radici nell'incapacità di accettare, non solo chi non si conosce, ma anche chi è più meritevole a ricoprire certi spazi. 

Con questo intento l'autore sceglie, non a caso, Francesca Capodiferro come protagonista e voce narrante della vicenda, valorizzandone soprattutto le sue tante qualità: oltre ad essere una geologa e un caposquadra dei vigili del fuoco Francesca è soprattutto una donna, istintiva e coraggiosa, con un infinita forza d'animo che combatte da tempo la sua personale battaglia contro la discriminazione in un mondo fatto da uomini che costantemente la sminuiscono e limitano mettendola sempre in dubbio.

Francesca aveva rinunciato ad una vita comoda per una vita non facile, senza orari, senza troppa libertà, per abbracciare non un mestiere ma una scelta di vita che, oltre ad obiettivi concreti, permetteva tante soddisfazioni personali nella ricchezza di un lavoro utile alla comunità.

Quando alle 3 e 38 del 24 Agosto 2016 le scosse di terremoto fermeranno il tempo e la vita di molti, Francesca, trovandosi non troppo lontano da quel ruggito che aveva rotto il silenzio, insieme ai cani Rufus e Nuzzo, si precipita ad Amatrice con l'intento di salvare più vite possibili.

Comincia così un lungo viaggio attraverso le immagini di una tragedia dove emerge una precarietà che colpisce la protagonista, unita empaticamente alla gente del posto, condividendo quel senso di smarrimento che facilmente ritroverà anche nel suo intimo, dovendo fare i conti con il suo passato, con il suo lavoro, con la sfera familiare e anche con quei sentimenti che sembravano da troppo tempo essersi presi una pausa.

Da questa esperienza Francesca imparerà ad aprirsi, a mostrare le sue debolezze per trovare la forza, mettendosi in discussione, non solo per affrontare la rassegnazione di fronte alla tragedia ma per ritrovare la speranza, anche nella sfera personale.

Tra le righe del romanzo, non con troppa fatica, si riesce a leggere il messaggio dell'autore che, forte e incisivo, suscita in chi legge alcune considerazioni importanti: in primo luogo, tramite la vicenda raccontata, l'autore semplifica la capacità dell'uomo nel superare i contrasti davanti ad situazioni d'emergenza, solo a patto però di voler accantonare i tanti pregiudizi che nel libro vengono evidenziati senza troppa retorica. 

Un altra riflessione interessante è quella che riguarda le persone coinvolte in situazioni d'emergenza, quelle portate al limite dalla vita che, invece di "soccombere", reagiscono riuscendo ad riemergere, riuscendo alla fine a capire più di se stessi, per poi continuare a vivere in maniera migliore, cambiando atteggiamento e mettendo al primo posto le cose veramente importanti, imparando a tralasciare le questioni inutili che avvelenano solo la vita. 

Tutto il cielo che serve è una lettura davvero bella e molto coinvolgente con cui Franco Faggiani, a cui vanno i miei complimenti più sinceri, ancora una volta riesce ad esprimere tutta la sua attenzione e sensibilità riguardo storie e luoghi, a volte poco conosciuti, a cui restituisce valore e memoria, coinvolgendo i suoi lettori attraverso racconti che colpiscono anche per il coraggio dei suoi protagonisti, soprattutto per la loro forza empatica, e principalmente per la sua capacità descrittiva che avvolge e affascina tutta la narrazione. 




                                              Franco Faggiani

 vive a Milano e fa il giornalista. Ha lavorato come reporter nelle aree più calde del mondo e ha scritto manuali sportivi, guide, biografie, ma da sempre alterna alla scrittura lunghe e solitarie esplorazioni in montagna. Con La manutenzione dei sensi (Fazi Editore, 2018), vincitore del Premio Parco Majella 2018, del Premio Letterario Città delle Fiaccole 2018 e del Be Kind Award 2019, si è fatto conoscere e amare da moltissimi lettori. Con Il guardiano della collina dei ciliegi (Fazi Editore, 2019), ha vinto il Premio Biblioteche di Roma 2019 e il Premio Selezione Bancarella 2020. Tutti i suoi libri (questo è in via di traduzione) sono stati pubblicati nei Paesi Bassi ottenendo un grande successo di critica e di pubblico.

         

                               

               

   Tutto il cielo che serve


Autore: Franco Faggiani
Genere : narrativa contemporanea
Editore: Fazi  Collana:Le strade
Formati: brossura /e-book 
Uscita: 21 Ottobre 2021     


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mercoledì 2 febbraio 2022

La violenza del mio amore di Dario Levantino


Quando una sera d’estate Anna torna a Palermo incinta di lui, Rosario giura a se stesso che farà di tutto per prendersi cura di lei e del figlio che porta in grembo. A Brancaccio, però, non è concesso neppure sognare senza l’approvazione del boss del quartiere e ben presto i propositi dei due ragazzi si infrangono contro le condizioni e gli ostacoli posti da Totò Mandalà. Pur costretti a vivere nello sgabuzzino di una chiesa e incapaci di ottenere una casa popolare senza piegarsi ai ricatti del boss, i due giovani non si rassegnano. I continui soprusi dei potenti e le inevitabili complicazioni che il crescere troppo in fretta porta con sé non intaccano il legame puro e profondo tra Anna e Rosario e ai due basta una barca abbandonata in riva al mare e l’affetto del fedele cane Jonathan per sfuggire alla miseria che assilla le loro giornate. La situazione precipita quando Anna partorisce una bambina prematura: annebbiato e sfinito dall’impotenza, Rosario scoprirà dentro di sé una fiamma inesauribile in grado di cancellare ogni minaccia, alimentata dall’unica cosa che conta: l’amore.
Con una prosa agile e incalzante, Dario Levantino intreccia al racconto intimo la riflessione sociale attraverso la sincerità disarmante di un ragazzo che combatte con tenacia per conquistare il suo posto nel mondo. La violenza del mio amore è un intenso romanzo sulla forza dei sentimenti, capaci di superare le ingiustizie della vita e sconfiggere la paura della morte.




Dopo "Di niente e di nessuno" e "Cuorebomba" Dario Levantino torna a raccontare la vita del suo protagonista Rosario proprio là dove l'aveva lasciata, attraverso una continuazione ancor più complessa, a tratti graffiante, con sfumature dolci e crudeli allo stesso tempo. 

L'interesse dell'autore, come nei precedenti, non si discosta dal raccontare le tante difficoltà degli ultimi, dei vinti, mettendo però ancora più forza nel sottolineare la durezza di una vita vissuta in costante lotta con una disgraziata quotidianità che non lascia spazio alla speranza, dove l'unica forza può essere rappresentata dall'amore, un energia vitale capace di superare ogni avversità. 

Rosario ritroverà la sua Anna dopo che questa, costretta ad un bivio dalla sua famiglia, sceglierà l'amore tagliando quel cordone ombelicale che la rendeva infelice, tornando a Brancaccio con in grembo il frutto di quella scelta fatta con il cuore. 
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Rosario è sempre quel ragazzo fragile che abbiamo imparato a conoscere nei romanzi precedenti , ma adesso apparentemente sembra essere più maturo, forse perché era riuscito a gettarsi alle spalle odio e rancore che lo condizionavano, non permettendo di superare quel dolore per una perdita che adesso sembrava accettata, o forse semplicemente perché era dovuto crescere in fretta per accogliere il suo amore, per seguire la sua Anna che gli aveva regalato nuova linfa nella sua esistenza, necessaria per non arrendersi e ricominciare a lottare. 

Rosario oltre a sognare adesso cercava disperatamente una vita normale, non solo per lui, nonostante partisse già sconfitto, messo tra i "perdenti" da una società insensibile e sottomesso alle iniquità e all'indifferenza delle istituzioni. 
Nelle pagine del libro l'autore quasi "glorifica" la figura di Rosario elevandolo ad un moderno eroe che, lottando senza paura contro tutto e tutti, cerca riscatto nei confronti di un destino già scritto in nome dell'amore. 

Rosario però dovrà imparare sulla sua pelle che la guerra non si poteva vincere solo sognando, specie se si viveva a Brancaccio, una terra dimenticata da tutti, con regole non scritte, deteriorata da pochi, lo specchio di una Palermo dove, a volte per sopravvivere, si dovevano scendere a compromessi

Ed è così che, dopo la nascita della piccola Maria, Rosario non era più solo un ragazzo difficile ma anche un ragazzo padre; le responsabilità, la malattia poi e la miseria che, sempre più feroce graffiava la vita, costringeranno Rosario a scelte difficili, che andavano contro i suoi principi; l'ultima risorsa era accettare la vergogna di un ricatto, che lo trasformava in un soldato semplice in tempo di pace, per provare a combattere quel mondo che gli aveva mosso guerra, purtroppo però con la consapevolezza di farlo nel modo sbagliato, l'unica maniera per non soccombere, pronto per amore a portare sulle spalle, come un portiere di calcio, tutta la responsabilità, tutta la fatica morale di quella decisione, tutte le conseguenze di una scelta che inevitabilmente pagherà a caro prezzo solo per vedere realizzato quel desiderio d'amore, fino ad arrivate ad un epilogo, di certo non scontato per i lettori che, oltre a destabilizzare, lascerà molti con l'amaro in bocca.

Nel libro la narrazione è affidata esclusivamente a Rosario che, voce narrante, esprime il suo carattere attraverso lo stile dell'autore che si traduce in una 
scrittura parecchio incisiva ed emozionante, quasi sempre lineare e profondamente sincera che fa da contrasto ad una prosaa volte crudele, che non fa' sconti. 

C'è da notare che in questo romanzo, rispetto ai precedenti, la scrittura di Levantino risulta in evoluzione, profondamente più matura e sicura, anche se alterna ancora fasi più faticose rispetto ad altre nettamente più energiche e scorrevoli. 

Con il suo romanzo Levantino esalta la forza di un amore puro e sincero, un sentimento che rimane stabile e credibile anche quando, con estrema sincerità, la vita si dimostra non sempre buona e pietosa, ma crudelmente cieca e insensibile, menefreghista. 

Tanti complimenti sinceri a Dario Levantino che ha scritto un libro coinvolgente che non muove il lettore verso la pietà ma verso l'accettazione, spostando piuttosto l'attenzione critica verso riflessioni socio-educative che riguardano non solo la "sopravvivenza" dei protagonisti, ma una realtà vicina al nostro quotidiano che, raccontata senza filtri, risulta ancora più amara e insensata

Formule mortali di François Morlupi

 In una torrida estate romana, un anziano cammina nel parco di villa Sciarra, nell’elegante quartiere di Monteverde. Un odore tremendo atti...