lunedì 25 gennaio 2021

Arma Infero 4 : Delenda Gordia di Fabio Carta

 


Capitolo conclusivo della saga Arma Infero.

Mentre Karan accorre al richiamo di Lakon, sperduto nello spazio, la nuova Falange è colpita a tradimento dalla sua nemica di sempre, Gordia. Nulla ormai può impedire la resa dei conti, la più grande e catastrofica guerra dell’intera storia coloniale di Muareb. Questo è il volere del Martire Tiranno, questo il terribile messaggio della sua verità.
Ma dov’è la verità, ora che il cielo è prossimo a crollare sugli empi e i peccatori, ora che non solo Gordia ma tutto il pianeta si trova davanti alla minaccia della propria cancellazione? In fondo a tutto, la prova del Trono attende Karan con le sue confessioni, poiché nel vero amore come nell’apocalisse non può esserci spazio per inganni e bugie




Eccoci giunti al 4°Capitolo della Saga di Fabio Carta, quello che secondo il mio parere risulta essede il più intenso e ricco di situazioni drammatiche, un pò perchè rappresenta l’Atto Conclusivo e poi perchè ripercorre con dolore e sofferenza tutte le vicende narrate dai suoi Protagonisti, in particolare da Karan che, attraversando un turbinio di emozioni e sensazioni, LUI che era stato Padrone, Servo ma soprattutto Amico ,si troverà di fronte alla scelta più importante: quella di vivere.

Una guerra combattuta senza vincitori con i Gordiani ostili alla Pace e una Falange sempre più potente e per questo pericolosa, che nel momento del bisogno bramerà vendetta con lo sguardo rivolto verso le stelle. Nello spazio Karan realizzerà quanto piccolo fosse il suo Mondo, oltre alla condivisione di diverse Verità celate che lo porteranno, diviso tra cuore e umanità , a scegliere e combattere la sua battaglia personale, non più per la Falange, nè per il Re ma per se stesso.

Lakon di contro appare subito al Lettore come Freddo e Sicuro, ormai perso nel suo ruolo di Martire Tiranno che lo “costringerà” a mettere mano a una Guerra combattuta nè Da Uomini, nè Per gli Uomini, MA CONTRO gli uomini. Flagello della Mente e suo braccio armato, incarnerà il Gudizio interpretando malevolmente i suoi Desideri, cancellando quello che a SUO avviso appariva essere un Errore irreparabile.

Nella Parte centrale emergerà il bisogno di Karan, sopravvissuto all’Apocalisse, di ricoprire il ruolo di Testimone, raccontare la sua Verità con parole amare e combattute; Con occhi nuovi e più razionali ripercorre tutte le vicende vissute, quasi stordito e afflitto per essere stato ingannato e reso ingannatore, accettando di sopravvivere nell’illusione di trascorrere serenamente gli ultimi attimi di vita accompagnato dal Silenzio e dalla delusione, in parte alleviata da un incontro che farà riemergere vecchi sentimenti sopiti, ma consapevole del Destino a cui non solo lui ma tutta l’umanità andava incontro.

Nella comprensione di come l’uomo, nel tentativo di ingannare il Dolore, abbia creato una Realtà Superiore, diventandone sempre più incline ad inchinarsi ad essa, il Lettore sarà accompagnato nelle pagine finali dove troveremo Karan che ,ormai fiaccato dagli anni, si trascinerà a stento nel tentativo di vedere un ultima volta quel volto che non aveva mai visto fino ad allora per dopo poi finalmente rendersi libero, libero di andare…..FINALMENTE.

Una Saga sinceramente molto Ricercata con uno Stile particolare, complessa ma che a me personalmente ha appassionato parecchio; Complimenti a Fabio Carta perchè al di là dell’opera in complesso, in questo suo ultimo Libro è riuscito a convogliare tutte le caratteristiche dei precedenti volumi dando la giusta conclusione alla Saga; Nella drammaticità delle immagini si riflette di più in questo capitolo, colpiti e coinvolti per un Destino che l’Uomo stesso si è delineato, facendo bene riferimento al Titolo (DELENDA GORDIA) dove con riferimento a un opera Latina, si capisce tristemente sempre più che per i Protagonisti è IMPOSSIBILE venire a patti…con nessuno. con gli uomini ……ma soprattutto con la Morte.


( Recensione di Walter Bianco da AmabiliLetture Blog )

domenica 24 gennaio 2021

Arma Infero 3: Il Risveglio del Pagan di Fabio Carta

 


I tempi della cavalleria di Dragan sono finiti, le sue ultime vestigia seppellite dalle ceneri radioattive di una guerra infinita. Il logoramento in trincea è quanto resta al glorioso esercito della Falange, la desolazione di una nazione distrutta è ciò che accoglie al ritorno Lakon e Karan. Nell’agonia di un’umanità contaminata nel corpo e nella mente, esiste solo un modo per ribaltare lo stallo della guerra civile e ridare slancio alla santa corsa alle stelle, verso lo spazio, dove la salvazione attende i fedeli del Martire Tiranno.

Ma il valore dei nuovi ulani volanti non può bastare: solo l’antico potere nascosto dello zodion può riuscirvi. Lakon lo sa. 
È finalmente giunto il tempo che il Pagan si risvegli.




Nel Terzo Capitolo della Saga di Fabio Carta, seppur ritrovando le stesse atmosfere cupe e gli stessi Protagonisti, differentemente dai precedenti lo Stile Narrativo cambia, quasi evolve in senso dogmatico per accompagnare il Lettore verso una Verità che quella stessa Umanità, descritta come deteriorata nella mente e nel corpo dalla contaminazione della guerra civile, ancora non era del tutto pronta a comprendere ma armata di una Fede che proietta gli uomini (guidati da Lakon che ne’ diventa il Prototipo) in questa affannosa corsa verso le Stelle.

Lakon nel libro appare sempre più nella sua veste di Profeta/Leader, un uomo che si fonde nella macchina per divenire Divinità. Questa sua nuova veste non sarà da subito compresa dal fedele Karan che se da una parte sarà pronto a seguirlo “ciecamente”, verso metà del libro sentirà la necessità di fermarsi per chiarire la sua mente e il suo animo che, solo grazie alle parole di Lakon, si apriranno a ricevere qualcosa che da solo non avrebbe mai compreso.

Tutta la bravura Stilistica dell’Autore è espressa nella caratterizzazione dei Personaggi, nella loro capacità di trasmettere al Lettore quel sentimento di vuoto esistenziale, di sofferenza patita di fronte a una Falange devastata , un deteriomento fisico e morale di cui Karan è il rappresentante per eccellenza; Abbandonato da coloro che considerava come Guide sicure, da un sentimento, comincia anche Lui a soffrire di quel Male Oscuro che si chiama DUBBIO, non sapendo più quale sia il suo ruolo in quella guerra e il perchè sia ancora in vita.

In contrapposizione a Karan abbiamo Lakon che cambierà assecondando i suoi appetiti viscerali, delineando sempre più il profilo di quel Martire Tiranno di cui parlava Karan all’inizio del primo libro della Saga. La stessa ricerca del Pagan diventa un Mito, un idea capace di resistere nel tempo che si libera davanti agli occhi increduli di Karan che divienta lui stesso Messggero e diffusore di quel Verbo rivelato.

Ormai preda di un umanità codarda la Vendetta, incarnata in questo nuovo e ultimo Prodigio, colpisce sia i nemici che i traditori giungendo a una Pace tanto sospirata ma maledettamente in bilico perchè tradita dalla furia cieca dell’uomo nei riguardi della Guerra, dalla sete che placa quel vuoto, tutto nella bugia di ricorrere alle armi per Proteggerla.

Così Karan nella battaglia finale dopo aver ottenuto la Gloria con i suoi successi precedenti si apprestava ad ottenere qualcosa certamente più importatne : L’ IMMORTALITA’. Questa ricompensa sarà frutto di aver capito e accettato che il Mondo è in perenne mutamento, che i cambiamenti non sono frutto del Caso, ma della volontà della Ragione delle Stelle, asseccondandola e non ostacolandola con l’Egoismo , e soprattutto non vanificarla e renderla inutile con la Paura della Morte che nè impediva la perfetta connessione con gli uomini.

Personalmente posso dire che questo Terzo libro mi è piaciuto più dei precedenti, forse perchè lo Stile (come detto) rimanendo sempre raffinato e ricercato è più Dogmatico, in questo suo slancio mistico che l’Autore descrive con molta vivacità ma anche durezza specialmente quando si abbatte contro il muro eretto dagli uomini preda di Egoismo e interessi personali. I due Protagonisti in questo libro sono particolarmenti sorretti dalla loro personificazione : Fede e Ragione.

Lakon sperimenta sulla propria pelle quel Sapere che è raggiungibile solo con una Fede incondizionata.

Karan invece più legato alla Ragione dovrà combattere la sua battaglia psicologica e fisica , per poi perdere come Uomo ma vincere rafforzando lo Spirito.

Entrambi Eroi con i loro limiti e fragilità .

Complimenti a Fabio Carta perchè anche in questo Capitolo della Saga è rimasto in linea con i precedenti, grazie alla Storia che coinvolge ancora di più, ad una lettura più rilassata (grazie anche ai periodi più corti) che se da una parte rivela e spiega tanti “Misteri” dall’altra ci fà ancora interrogare su molti punti.


( Recensione di Walter Bianco da AmabiliLetture Blog )


sabato 23 gennaio 2021

ARMA INFERO 2: I cieli di Muareb di Fabio Carta

 Lakon e Karan sono divisi. Karan, con l’amata Luthien, si trova a sud nell’esotica e rigogliosa Gargan mentre Il Mastro di Forgia prosegue la sua ricerca nelle remote lande boreali. Pur così lontani i nostri protagonisti vedranno intrecciarsi nuovamente le loro storie, sullo sfondo di una guerra civile dove la furia cieca dell’uomo scatena il potere di nuove e terribili armi. Contro questa barbarie la cavalleria coloniale è costretta ad evolversi, crescendo e diventando qualcosa di diverso e migliore. Tra intrighi e lotte interne, solo grazie a Lakon e alla sua arcana sapienza la Falange potrà trovare la forza di levarsi sopra le bassezze e i tradimenti del nemico. Su in alto, fino a solcare i cieli di Muareb.




La Trama ci riporta esattamente dove era finito il precedente capitolo, ossia con Lakon, futuro Martire Tiranno, a Nord in Cerca del Pagan e con Karan verso Gargan insieme alla sua Luthien, assecondando il cuore e la sua sete di conoscenza per studiare le antiche Forgie. Arrivato a destinazione Karan si concederà una parentesi familiare difficile ma intensa, resa complicata ancor più quando si troverà a contatto con l’ipocrisia dei Sapienti e degli Aristocratici del luogo che parlavano di guerra e di povertà sociale senza aver mai conosciuto né una né l’altra. Il nostro Protagonista sarà felice ma anche sofferente per aver lasciato il suo amico fedele Lakon, venendo meno ai suoi doveri di cavaliere ma anche di amico.

A questo punto la Trama viene dominata dalla descrizione delle dinamiche sfociate nella Guerra civile, una Guerra descritta in maniera maniacale, concitata e con una crudezza alimentata dallo stato d’animo di Karan, misto di incertezza, paura, e ammirazione per le tecnologie nemiche frutto di un Arcana Scienza; c’è sofferenza anche perché lo stesso Protagonista, seppur uomo di scienza e quindi incline a vicende più umane, sarà trasformato dal Conflitto in maniera triviale, annebbiata la sua logica dal disprezzo e dalla naturalezza con la quale aveva dispensato anche lui Morte e Distruzione. A questo punto venuta meno la sua fedeltà verso quello a cui credeva di più, sentirà l’esigenza di ricongiungersi ai compagni per consegnare le sue recenti scoperte in campo scientifico, ma sopratutto per ritrovare l’amico Lakon e aiutarlo nella Cerca del Pagan. Così inizierà il viaggio di Karan, orfano degli sguardi di ammirazione della sua bella Luthien, che lo porterà verso un luogo misterioso e affascinante, Opera degli Antichi, e lontano dalla mano dell’uomo. Qui dove ogni Scoperta nasce dalla Fede ed è supportata dalla Ragione, verrà a contatto con i Doni di un Passato Glorioso e turbato dall’incapacita’ di comprendere, da uomo di scienza troppo legato alla Tradizione, la Rivelazione perché difficile da accettare per una mente da uomo troppo “ottusa” ; questo porterà Karan a un bivio: Dovrà scegliere se

Morire Sperando

o… Morire Tentando.

Sfinito nel corpo e nello Spirito sarà capace di prendere la decisione giusta??

I Temi Principali sono molteplici ma in particolare si concentrano su IDENTITÀPOTERE ed EGOISMO; Su questo Potere illimitato si poggia una società descritta come modellata su un EDONISMO che porterà alla distruzione morale e fisica.

Personalmente il Secondo Volume della Saga convince di più; A parte il Ritmo Narrativo più disinvolto arricchito sempre da descrizioni e termini ricercati, Principalmente a me la Trama ha dato diverse Chiavi di Lettura: incentrata sulla battaglia di Azin e sulle origini di Muareb, ci consegna uno “smantellamento” della figura dell’uomo del Futuro con un forte contrasto tra Scienza e Fede che porta verso un disfattismo della società (simile a quello del precedente Volume) che però, grazie all’introspezione psicologica e filosofica del Protagonista che accetta tale condizione, ci fa riflettere in senso favorevole e porterà il lettore verso un finale(logicamente non conclusivo) che lascia più speranza rispetto a quello del Primo Volume della Saga.

Quello di Fabio Carta è un libro non facile, una lettura non rivolta a tutti, destinata più a chi ama il genere, ma senza dubbio devo fare i miei personali complimenti perché è riuscito a rendere ancor più appassionante una Trama grazie non solo ad alcune accortezze e cambi nello stile Narrativo, ma anche allo sviluppare ed indirizzare una riflessione che stimola di più il lettore verso una logica filosofica che si regge sul bilanciamento di Scienza e Fede.

( Recensione di Walter Bianco da AmabiliLetture Blog )

venerdì 22 gennaio 2021

Arma Infero 1: Il Mastro di Forgia di Fabio Carta


 Su Muareb, un remoto pianeta anticamente colonizzato dall’uomo, langue una civiltà che piange sulle ceneri e le macerie di un devastante conflitto. Tra le rovine v’è Karan, vecchio e malato, che narra in prima persona della sua gioventù, della sua amicizia con colui che fu condottiero, martire e spietato boia in quella guerra apocalittica. Costui è Lakon. Emerso misteriosamente da un passato mitico e distorto, piomba dal cielo, alieno ed estraneo, sulle terre della Falange, il brutale popolo che lo accoglie e che lo forgia prima come schiavo, poi servo e tecnico di guerra, ossia “Mastro di Forgia”, ed infine guerriero, cavaliere di zodion, gli arcani veicoli viventi delle milizie coloniali. Ed è subito guerra, giacché l’ascesa di Lakon è il segno premonitore di quel grande conflitto i cui eventi lui è destinato a cavalcare, verso l’inevitabile distruzione che su tutto incombe.




Leggendo il libro di Fabio Carta mi sono addentrato in una storia Epica Fantascientifica dove, con scontri a duello, intrighi, scene d’azione ma soprattutto con storie di amicizia e di coraggio, si sviluppa una trama complessa con tinte Fantasy, Medioevali, con tanti riferimenti a classici del genere, storici e mitologici.

La descrizione è talmente accurata da farci penetrare attraverso le ambientazioni descritte in maniera così reale che, quando inizia il libro e ci troviamo su Muareb, pianeta precedentemente colonizzato dall’uomo ormai sconvolto e devastato dalla guerra, sembra quasi avvertire la pesantezza di quell’aria divenuta ormai irrespirabile perchè contaminata dalle radiazioni. In questa distopia definita, pochi sopravvissuti sono in grado di raccontare una natura scomparsa, descrivere come al posto delle presenti pozze di fango radioattive  ci fossero specchi d’acqua dove riflesse nuvole correvano veloci , sospinte da un vento che ormai neppure sposta le ceneri rimaste di una civiltà perduta. Tra questi testimoni c’è Karan, vecchio e malato, segnato dalla guerra, che desiderando rivelare la realtà dei fatti, ci racconterà della sua esistenza e di quando conobbe e divenne amico di Lakon, ovvero colui che oggi i tanti pellegrini in viaggio verso il santuario eretto a suo nome, viene osannato e venerato come IL MARTIRE TIRANNO.

La scelta stilistica dell’IO NARRATIVO è particolarmente brillante perchè consente di raccontare la storia da chi l’ha vissuta in prima persona e a Karan, nelle diverse disgressioni, di rivolgersi direttamente al lettore, abbattendo la “4a parete” , e farci partecipi della sua malinconia e tristezza.

Nel Flashback successivo ci troviamo su Muareb con Karan vice-maniscalco della FORGIA, divenuta fucina indispensabile per fornire tecnologie sempre piu’ sofisticate e micidiali alle milizie coloniali , mattatori di battaglie epiche sulle selle dei Zodion, veicoli potenti quanto misteriosi. Poco dopo incontriamo l’alieno Lakon che, salvato da una condanna a morte, fu preso sotto la protezione di Karan, prima di tutti affascinato e suggestionato da quell’essere, perfetto connubio tra uomo e macchina, una creatura eccezionale capace di restituire al popolo dei Calanchi quel Sapere perduto dei Patriarchi. Dopo una fase di gelosia di Karan nei confronti di Lakon, reo di essere troppo in fretta passato da schiavo a MASTRO DI FORGIA e infine Cavaliere, accantonato il risentimento si crea tra i due una singolare sinergia, una particolare amicizia.

Temi Principali del libro, come Passione, Ambizione, Giochi di Potere e Tradimento, sono sviluppati attraverso i personaggi descritti e con le dinamiche successive che porteranno i Cavalieri verso l’orlo di una guerra civile.

Nel finale del libro, logicamente non autoconclusivo in quanto primo di una Trilogia, i due protagonisti asseconderanno le proprie “vocazioni”, costretti a fare una scelta: Karan, consapevole di non poter eccellere come cavaliere, si voterà come UOMO DI SCIENZA al servizio della Forgia per perfezionare ed avanzare la tecnologia degli Zodion; Karan invece, sempre in cerca di risposte sul suo passato e memore delle sue promesse, per resuscitare lo Spirito del Fauno Guerriero andrà incontro al suo destino facendosi MARTIRE ma anche boia di un futuro conflitto nucleare che abilmente viene solo accennato dall’autore, suscitando e rimandando l’interesse del lettore nel proseguo della Storia.

Senza dubbio per la Saga l’autore si è abilmente ispirato a vari Classici del Genere, facendo un mix delle proprie conoscenze e passioni anche in campo Storico e Mitologico: Tra i tanti  IO  in particolar modo ho riconosciuto e molto apprezzato lo stile di Tolkien nella capacità di suddividere il territorio (La Terra) e di come alcuni personaggi descritti erano “forgiati” caratterialmente a seconda del clima del territorio in cui vivevano.

Personalmente devo ammettere di aver fatto fatica in un primo momento nel affrontare la lettura; Sia per la “mole” del libro ma anche per l’utilizzo frequente di termini arcaici e per le troppe spiegazioni tecniche utilizzate che , seppur basate su principi scientifici, mi hanno destabilizzato con interi capitoli dedicati. Poi, dopo aver capito che proprio questa “Originalità” aveva consentito a Fabio Carta di dar vita a un’Opera “Inedita” che si distacca nettamente dai Canoni precedenti, ho dato il tempo necessario a quei capitoli e proseguito incontrando una narrazione sempre più scorrevole e di pari passo più avvincente e appassionante.

Desideroso di continuare la lettura con i Prossimi volumi della Saga, voglio fare i miei complimenti all’Autore che è stato capace di coinvolgermi con la sua Storia Fantastica; Di sicuro la sua non è una lettura facile e destinata a tutti,  ma sono certo che, oltre ad appassionare gli amanti del Genere , saprà trascinare anche i più imparziali che sapranno dargli un occasione perchè vi posso assicurare ne vale assolutamente la pena.

( Recensione di Walter Bianco da AmabiliLetture Blog )

mercoledì 20 gennaio 2021

JACK di Sara Di Furia

 

Inghilterra, 1888. Una serie di efferati omicidi paralizzano Londra gettando nel terrore il quartiere di Whitechapel, dove Damon Blake si è appena insediato, trasferendosi dall’India per sfuggire al suo passato burrascoso. I delitti portano la firma di Jack Lo Squartatore e, suo malgrado, Blake ne verrà coinvolto trovandosi nel mezzo di un vero e proprio incubo che, tra visioni notturne e donne misteriose, lo porterà a dubitare delle sue stesse facoltà mentali, fino a giungere sull’orlo della follia. Dissolvere le ombre che avvolgono Whitechapel, salvare se stesso e far luce sull’identità del misterioso serial killer, diventeranno gli obiettivi primari di Damon Blake che dovrà innanzitutto scontrarsi con il lato oscuro della sua anima.

Avevo fatto e visto abbastanza. Non avrei più ucciso. Per quella notte.



La storia legata a Jack lo Squartatore rappresenta ancora oggi motivo di discussione, non solo per l’atrocità dei delitti commessi ma soprattutto per l’alone di mistero che circonda la vera identità di quell’assassino che tra l’Agosto e Settembre 1888 aveva seminato terrore e panico tra i vicoli nebbiosi di Whitechapel a Londra. L’autrice, dando una soggettiva visione dei fatti accaduti, utilizza elementi storici per dar vita a un Thriller avvincente e trascinante. Il lbro fotografa bene la Londra Vittoriana, con una descrizione attenta e meticolosa dei luoghi, mettendo in primo piano la miseria e povertà del popolo e i vizi e la depravazione della Nobiltà dell’epoca.

Il protagonista, Damon Blake, è un personaggio fortemente turbato dal senso di colpa per un passato in India che lo vedeva colpevole , continuamente in fuga, si stabilisce ,insieme al suo fidato maggiordomo Kamal, a Wilson House, residenza appartenuta a un’artista misteriosamente scomparsa, non immaginando di essere coinvolto in prima persona nelle vicende cruente dell’omicida seriale di Whitechapel.Durante il suo soggiorno cercherà senza riuscire di non farsi coinvolgere dalla dissolutezza della vita dei nobili conosciuti, restandone tanto meravigliato quanto affascinato.

Con una scrittura scorrevole e un linguaggio capace di creare tensione e angoscia il lettore , tramite gli occhi di Damon Blake, si abbandona totalmente alla narrazione. Il protagonista, ingannato dai sensi, racconterà la vicenda diventandone parte stessa attraverso i sogni che, dominando la sua parte buia dell’animo, diveranno incubi cosi’ reali da portare LUI a sospettare di tutti perfino di se stesso e NOI lettori a puntare più volte il dito verso un colpevole anche perchè ingannati dagli indizi seminati con abilità dall’autrice. Secondo me il tema centrale del libro è rappresentato da questa contrapposizione tra LUCE e OMBRA che domina i personaggi e in particolar modo il protagonista principale; questa introspezione del personaggio ci fa capire come l’animo umano a volte possa essere cosi’ dominato dalle ombre del passato, tanto da portare Damon Blake, solo e abbandonato a una sorte apparentemente inevitabile, a considerarsi colpevole per forza anche perchè predisposto a trovare una giusta pena per le colpe passate. Il fatto di non aver accettato e tenuto a bada la propria ombra lo metterà in grave pericolo rendendolo a tratti apatico, incapace di reagire. Siccome però l’OMBRA non puo’ esistere senza LUCE ecco che l’intervento insperato del Tenente Sheppard viene visto in quesa chiave, difatti solo grazie a lui si troverà la giusta via per decifrare i tanti misteri e far luce su altre OMBRE.

Il libro è veramente molto coinvolgente, è un crescendo di sensazioni che portano a voler sempre di più addentrarsi nella storia per capirne il finale. Complimenti sinceri all’autrice che è riuscita nella difficile impresa di costruire una storia che , seppur basata su elementi reali , ha risvolti a tratti fantastici con fortissime tinte noir e con colpi di scena , compreso il finale, veramente inaspettati.

( Recensione di Walter Bianco da AmabiliLetture Blog )

lunedì 11 gennaio 2021

Lo Spettro e la Guaritrice di Tanja Mengoli

 

“Sebastian, lo Spettro. Era un uomo, si è scoperto semidio. E’ stato ucciso ed è rinato mostro. Iaso, una Dea minore, fuggita dall’Olimpo duemila anni fa. Sola fra gli uomini è rinata guerriera.”

Le loro anime si sono avvicinate in una lurida prigione, senza nemmeno conoscere l’aspetto l’uno dell’altra, si sono innamorati. Gli Dei li hanno dolorosamente separati sconvolgendo le loro vite. Entrambi sono costretti a cambiare, ad evolvere per sopravvivere. Hanno preso strade diametralmente opposte senza sapere più nulla l’uno dell’altra. Il fato li vuole cocciutamente riunire ma, per riuscirci, li obbliga a percorrere sentieri ardui e pericolosi. Li pone davanti a scelte difficili e ostacoli in apparenza insormontabili.
“Una bambina è stata rapita.
Una condanna è stata emessa.
La caccia è aperta.”



Per la mia recensione voglio partire analizzando il titolo e la bella copertina del libro di Tanja Mengoli: Il titolo richiama i due protagonisti principali per le loro “abilità”(lo Spettro e la Guaritrice) mettendo l’accento sulla loro natura umana seppur trattandosi di una Dea e di un SemiDio, con l’intento quasi di spogliarli del loro titolo e renderli più antropici; la copertina invece denota l’amore dell’Autrice per l’arte Greca e per la Mitologia di cui il libro è pieno di riferimenti, andando nella narrazione a “scomodare” figure come Zeus, Ares e Dioniso.

La Trama narra la storia di Iaso e Sebastian che, dopo essersi conosciuti nel Passato unendo le loro anime nella sofferenza, seppur mai incontrandosi, nel Presente narrativo riusciranno a ritrovarsi quando lontani da casa, dai loro affetti, in perenne lotta contro un senso di colpa, si ritrovano in fuga da una sofferenza passata e dai ricordi dolorosi.

Il libro si apre con una scena di condanna, la colpa attribuita a Sebastian che viene descritta con uno strazio tale da provare sia i protagonisti che il lettore.

La Narrazione sarà portata avanti in alcuni frangenti dai ricordi di Iaso e Sebastian che si alterneranno poi successivamente nelle loro descrizioni caratteriali più peculiari; Iaso viene descritta come una donna(Dea) forte, sempre pronta a salvare più anime possibili, ma segnata da un carattere debole, fragile, con un forte senso di colpa per non essere stata pronta ad aiutare Sebastian e per questo in fuga da casa per non voler dividere l’aria con quei suoi pari capaci di aver espresso una simile condanna che ai suoi occhi appare ingiusta. Se Iaso rappresenta la “luce” di certo Sebastian non può che non essere l’oscurità (umana):di lui ci colpisce l’immagine allo specchio di un uomo stanco, con profonde occhiaie, braccato da un destino amaro che lo aveva fatto fuggire dalla morte, che lo aveva “marchiato” per questo, e punito trasformandolo in un mostro privo di coscienza e assetato di sangue, sfruttando tutte la sue “abilità” per sopravvivere.

Il Destino volendo fortemente ricongiungere i due, li farà imbattere in un incontro-scontro dal quale rimarranno entrambi benevolmente scossi: Iaso, che a differenza di Sebastian non aveva riconosciuto subito l’uomo a cui s’era affezionata, riuscirà bene a resistere all’attrazione e al desiderio verso quell’uomo “mai visto fino ad allora” ma non riuscirà a darsi una spiegazione del fatto che la sua Anima vibrasse in maniera spasmodica quando si trovava vicino a Sebastian….fino a quando anche lei capirà ricordando.

Una volta ricongiunti si troveranno a combattere uniti contro un pericolo comune, più forti perché finalmente insieme, sapendosi anche sacrificare per il bene dell’altro; Sebastian in particolare riuscirà a trovare un briciolo di pace durante la sofferenza provata nei suoi tanti incubi, che lo portavano a subire di nuovo le punizioni inflitte da quelle figure fameliche, grazie alla presenza di Iaso che con il suo tocco riuscirà ad addolcire il pugno chiuso di Sebastian che a sua volta per non farla soffrire di nuovo costringerà il suo cuore a una prova difficile.

Lo Stile, oltre a dimostrare una cura specifica, è vivace, mai pesante pur trattandosi di una vicenda intricata e con tanti personaggi.

Come Temi principali, inizialmente abbiamo l’Amore, espresso dai due Protagonisti a cui poi si affiancherà la Vendetta, in particolare per Sebastian e il Senso di Giustizia che invece guiderà Iaso nella parte finale del libro.

Il libro si concluderà con un atmosfera di intimità ma anche con un senso di smarrimento, ponendo un punto interrogativo sulle vicende future riguardanti un Personaggio in particolare, che di sicuro sarà Protagonista del prossimo libro di Tanja Mengoli.

Il libro a me è piaciuto sia perché rappresenta una lettura che emoziona fortemente, capace di creare empatia per i suoi personaggi, e sia perché la storia d’Amore è ben bilanciata con quella “Tragedia” che colpisce e coinvolge il lettore ancor di più perché l’Autrice ,come già espresso, rende umani e più vicini a noi personaggi Mitologici dando vita a una Storia Romance in stile Dark Fantasy che unisce emozione e suspance.

( Recensione di Walter Bianco da AmabiliLetture Blog )

venerdì 1 gennaio 2021

AT WORLD'S END di Sabrina Pennacchio

 XVIII Secolo, Oceano Atlantico Alcuni narrano che Calico Jack, il più temuto fra tutti i pirati, sia stato giustiziato in Giamaica molti anni orsono; altri narrano, invece, che questi sia tornato dal mondo degli inferi dopo un accordo con Satana, per continuare a terrorizzare i mari indisturbato. Eppure, nonostante ciò che si vocifera, un giorno un uomo che tutti conoscono come il temuto Calico Jack, rivendica la taglia sulla sua testa, lanciandosi in uno spietato attacco alla nave della Marina Britannica, per rapire la figlia del generale di ritorno dai paesi d’oriente.




Un po’ tratto in inganno dalla sinossi del libro, inizialmente pensavo si trattasse del solito libro sui pirati, con i buoni e i cattivi, la bella da salvare tra duelli con sciabole e pistole…..E invece….BOOM !!!! La bravura dell’autrice mi ha colpito forte, come un colpo di cannone, sballottandomi da una scena all’altra, mettendomi in continua tensione nel corso della lettura che si rivela per niente banale, ricca di colpi di scena.

Le tematiche principali del Romanzo ( Rabbia, Odio e Vendetta) , sono ben incarnate dai tre personaggi principali che, dominati da tali sentimenti, affronteranno le vicende narrate in maniera differente, prendendo a volte decisioni apparentemente sbagliate. Abbiamo il pirata Calico Jack, personaggio circondato da un alone di mistero, temuto dai pirati, forte, bello quanto spietato; Sarà pronto a tutto per raggiungere i suoi scopi, in cerca di Vendetta contro la nobiltà e i nobili per un  passato che l’ha segnato in maniera indelebile. Nel corso delle pagine si capisce che la travagliata convivenza con Lady Soucouf sarà segnante per lei ma alla fine sopratutto anche per lui. Jean Read invece è l’antitesi di Jack, tutto onore e rispetto per la Marina Militare Britannica, personaggio che nonostante abbia negli anni forgiato un carattere forte, spesso si troverà in preda alla rabbia per non essere all’altezza delle varie situazioni; Si troverà in svantaggio rispetto a Jack e quindi a odiare la sua debolezza, con l’Ego a pezzi sarà costretto ad andare contro i suoi principi per salvare la sua promessa sposa. Un gradino più in alto di tutti metterei la nostra protagonista Lady Surcouf ovvero Marina Charlotte, figlia del Generale  Robert Surcouf, orfana di madre, a 23 anni di ritorno dagli studi nei Paesi d’Oriente, promessa sposa di Jean Read, inizialmente fragile e innocente sarà capace nel corso della storia di una svolta evolutiva reagendo in maniera combattiva alle tante difficoltà incontrate, proverà prima rabbia e poi odio per i pirati. Alle violenze subite insorge in maniera costruttiva così da permetterle di vedere il bello anche dove non sembra, nascondendo la disperazione per le situazioni sopportate.

La vicenda narrata è ambientata nel XVIII secolo, quando la Marina Britannica si trovava alle prese con il problema della Pirateria. Alcuni riferimenti su personaggi e vicende,come ammesso dalla stessa autrice,se pur non del tutto esatti, non disturbano per nulla il corso della storia che rimane pur sempre ancorata ad una realtà ben caratterizzata. Lo stile della narrazione è in alcuni momenti corale, in altri pungente e singolare con verità non addolcite ma scoperte con molta parsimonia; Questo è quello che personalmente piace di più dell’Autrice ovvero la capacità di stravolgere le situazioni narrate, di farci arrivare piano piano alla verità e poi il colpo di genio nel finale dove anticipa il finale per poi ritornare indietro per spiegarci come ci siamo arrivati.

I periodi sono brevi e concitati grazie anche l’uso particolare della punteggiatura rendendo piu’ realistici i dialoghi che sanno ben dare l’atmosfera del contesto in cui sono protagonisti. Bello e intuitivo anche il fatto di mettere un titolo all’inizio di  ogni capitolo, così da prepararci emotivamente al contenuto prima ancora di immergerci nella lettura.

Il messaggio che ho personalmente recepito dalla lettura di questo libro è che, al di là delle difficoltà e bruttezze incontrate durante l’esistenza non tutto quello che ci appare in una certa maniera è scontato, tutto ha poi di fatto una spiegazione, seppur dura da comprendere, e che se uno si sofferma sulle apparenze rischia di restare fermo e non andare avanti col rischio di perdersi il resto…..La vita a volte è dura ma se noi lo siamo di più diventa più morbida!!!! Questo è quello che poi accade nel bene e nel male ai personaggi del libro, tutti giustificati alla fine per le loro azioni e sentimenti; Jack che nasconde i suoi lati belli a discapito di quelli brutti perchè “costretto” dal destino; Jean che vorrebbe essere più “umano” ma il suo onore e amore per l’etichetta e per Marina lo portano a comportarsi in maniera fredda; Marina Charlotte che sarà costretta dalle circostanze a cambiare modo di combattere per affrontare la situazione, facendola maturare dalla fanciulla timida e ingenua nella donna forte e decisa capace di colpire e spiazzare non solo Jean ma anche lo stesso Jack.

Consiglio senza dubbio a tutti il libro di Sabrina Pennacchio a cui faccio i complimenti più sinceri,  perchè è riuscita a trsportarmi in un ambientazione fantastica e avventurosa, ricca di colpi di scena e situazioni che apparentemente sembravano scontate e soprattutto perchè il libro mi ha coinvolto in maniera totale, soffrendo e sostenendo di volta in volta i vari personaggi nel corso della vicenda.


( Recensione di Walter Bianco da AmabiliLetture Blog )


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