martedì 27 settembre 2022

Sarò breve di Francesco Muzzopappa

 Ennio Rovere fa testamento. Ha impiegato l’intera esistenza per costruire un sogno e ci è riuscito mettendo su un mobilificio di successo che porta il suo nome in Brianza. Si è fatto da solo, ha avuto fortuna, anche se la sua vita non sempre è stata facile. Ha avuto amori più o meno fortunati, mogli più o meno fedeli, figli più o meno litigiosi, collaboratori più o meno capaci. Con il testamento, però, ha l’occasione di rimettere tutti a posto: dalla prima moglie all’esuberante donna di servizio, dal figlio minore allo zelantissimo autista, dal dentista al cane devoto. Mai come adesso, si sente libero di parlare e dire finalmente la sua.
Con la scusa di distribuire in maniera equa il suo patrimonio, il protagonista di questo libro ripercorrerà per iscritto la propria esistenza, intrecciando dinamiche familiari e lavorative, premiando quanti davvero hanno meritato il suo affetto e punendo senza pietà tutti gli altri, senza risparmiarsi neppure nel giudizio.
Ormai, questo è chiaro, non ha più nulla da perdere.
Un autore amatissimo dai suoi lettori torna in libreria con un romanzo originale e pieno di inventiva, un testamento in forma di commedia dallo spirito dissacrante e tutto da ridere.



Nell'ultimo libro di Francesco Muzzopappa il protagonista è passato a miglior vita e il suo testamento diventa per l'autore un espediente per far conoscere la sua storia, per raccontare senza filtri la vita di un uomo che, non avendo più nulla da perdere, voleva mettere il punto ad un esistenza fatta di alti e bassi, di vittorie e sconfitte, cercando di fare ma soprattutto dire (da morto) quello che in vita non era riuscito.

Ennio Rovere era un uomo che si era fatto da solo, che era riuscito a realizzare un sogno, il suo sogno: dopo un infanzia difficile, fatta di fame e povertà, la ricerca d'indipendenza era diventata sempre più sinonimo di sopravvivenza, soprattutto in ambito lavorativo dove, giorno dopo giorno, aveva cominciato a trovare una sua dimensione fino a raggiungere quel successo insperato da giovane ma che darà negli anni prosperità e tante soddisfazioni.

Tra gioie e dolori, amori sbagliati, figli e collaboratori, arrivato ormai alla fine della sua esistenza, Ennio sente l'esigenza di chiudere tutte quelle situazioni lasciate a metà decidendo così di riversare tutte la sua emozionalità in un testamento che si trasforma in un "memoriale" dove, rivolgendosi direttamente alle persone più care, rivivendo esperienze di vita passate insieme lasciando ad ognuno poi un insegnamento di vita.

Si inizia con la moglie, con la quale (come diceva lui) formava una coppia "improbabile"; un rapporto difficile che comincia a guastarsi quando diventerà mamma, con la nascita di quella figlia che, se da una parte aveva scombinato gli equilibri in casa, dall'altra aveva rappresentato un ancora di salvezza nel futuro, non solo per lui ma per la famiglia intera, quando l'azienda era entrata in crisi.

Dal genero ai nipoti, a cui consiglia di vivere la loro vita sempre al massimo perchè sicuro che fossero destinati a cose grandi, si passa poi ai personaggi "secondari" come il dentista, il psicoterapeuta e la segretaria che hanno accompagnato e arricchito fasi della sua vita; tra questi certamente la persona più cara sarà l'autista che, oltre ad essere un confidente prezioso, negli anni era diventato per Ennio un amico davvero sincero e insostituibile.

Amori importanti, amori sbagliati o tutte quelle storie significative che forse avrebbero meritato di più, arricchiscono un racconto dove il ringraziamento forse più sentito arriverà solo alla fine, ovvero quello rivolto ai suoi dipendenti ai quali Ennio non chiede altro che continuare a lavorare con la stessa passione di sempre che aveva permesso alla sua azienda di crescere tanto.

Con la solita scrittura, sempre scorrevole e dinamica e accompagnata da sarcasmo e da sottile ironia, in questo libro   (rispetto ai precedenti) piacevolmente troviamo più presenti  sfumature dove traspare dolcezza e affetto, dando al racconto un carattere intimo e personale per meglio empatizzare la figura del protagonista.

L'autore è capace di coinvolgere il lettore con la stessa semplicità ed onestà del suo protagonista, che riesce (anche lui) nel difficile compito di farci sorridere di fronte alla morte, facendosi quasi beffe di essa con un umorismo, un pò nero, ma sempre misurato e sincero, anche perchè in ogni pagina c'è la consapevolezza che  si trattava solo di un arrivederci e non di un addio.

Il libro di Francesco Muzzopappa fa sorridere ma anche parecchio riflettere grazie alla sua capacità di sviluppare una cosa naturale (come la morte) in un qualcosa di molto originale dando poi più colore nel libro agli aspetti meno comuni, raccontando una vita condotta nel bene e nel male senza rimpianti, senza condanna ma solo forse con il desiderio impellente di costruirsi un nuovo io mettendo finalmente a nudo tutto se stesso, di fronte a parenti e amici che forse in vita guardavano il protagonista con occhi differenti.

L'autore ancora una volta si fà interprete della società contemporanea mettendone in evidenza gli aspetti meno convenzionali sempre senza polemica o retorica ma solamente analizzando debolezze e sensazioni, vittorie e sconfitte attraverso una vita comune con un lascito morale che incoraggia a vivere seguendo le proprie aspirazioni, senza seguire le cose inutili per poi non avere rimpianti quando non ci sarà più tempo per rimediare.

Arrivati nel finale al protagonista non rimane altro che raccomandare ai propri cari di non perdersi in epitaffi complessi e di non spendere soldi in fiori, principalmente per non prendersi troppo sul serio e per non dare soddisfazione alla morte che, seppur inevitabile, non aveva messo fine ad un esistenza priva di emozioni ma al contrario era quasi venuta a rendere omaggio ad una vita meravigliosamente vissuta.

Tanti complimenti sinceri a Francesco Muzzopappa perchè come sempre riesce con i suoi libri non solo a conquistare sorrisi ma anche a trattare temi importanti per far riflettere con naturalezza e leggerezza ; questa volta nella difficile impresa di trasformare un momento serio come la morte in un occasione per sorridere, trasformando un testamento in una commedia (quasi esilarante) dai toni molto lontani e più consoni alla tragedia.


 

venerdì 16 settembre 2022

Via Cicerone - I racconti del calzolaio di Claudio Scarpino

 Non parlava italiano, era molto cordiale, educato, amichevole. Un uomo acculturato, che passava le ore nella sua libreria di fiducia in Via Cicerone, a leggere seduto in fondo al negozio. I suoi preferiti erano i libri di medicina. Eppure è stato trovato morto, proprio nel bagno della libreria. Sgozzato da una mano mancina. A rinvenire il cadavere è la minuta donna delle pulizie, che apre la serranda e svela così il misfatto. Chiamato a indagare sul caso è l’ispettore capo Cosentino e la sua partner Valentina Rinaldi, coppia dall’ingegno formidabile che non riesce però a trovare la pista giusta da seguire. Come sempre, sono i suggerimenti sussurrati dall’amico calzolaio di Cosentino a fornire uno sguardo diverso, più ingenuo ma geniale, al caso. Personaggio presente e assente, è sua la voce più importante del romanzo, che imbocca e guida le fila dell’indagine.

Dalla raccolta "I Racconti del calzolaio"  Via Cicerone è il terzo romanzo di Claudio Scarpino , un giallo investigativo molto avvincente che cattura il lettore per la veridicità dei personaggi e per un intreccio complesso, intriso di una consuetudine molto vicina al nostro quotidiano.

L'autore attinge da una realtà confinante per raccontare crimini che risultano credibili proprio perchè riconducibili alla cronaca presente, non spingendosi mai fuori dei confini di un tecnicismo più consono a trame dove l'intreccio psicologico predomina "imprigionando", quasi più spesso più del dovuto, il lettore al fine di destabilizzare e rendere la soluzione incerta e imprevedibile.

La vicenda impegna chi legge dal punto di vista logico ed analitico, mantenendo sempre elevata però, non solo la suspence, ma anche la curiosità e l'intuito che rappresentano le chiavi giuste per arrivare alla verità.

 Questa capacità di analisi, capace di isolarsi dall'istintività, rispecchia l'esperienza personale dell'autore che sembra sviluppata soprattutto attraverso il personaggio del calzolaio che suggerisce, quasi a volte sottovoce, per mostrare le cose da un diverso punto di vista, fornendo spunti davvero importanti per risolvere le indagini.

Forte e fondamentale nel libro è il tema dell'amicizia in quel rapporto quasi simbiotico tra il Protagonista e l'ispettore Cosentino, basato non solo sul reciproco rispetto ma in un equilibrio perfetto che mette sullo stesso piano i due rispettando, solo formalmente, i ruoli ricoperti.

Cosentino dovrà risolvere un crimine dove niente è come sembra e dove ogni piccolo indizio diverrà fondamentale, facendo leva anche sul suo intuito e sfruttando bene sia l'aiuto di quell'amico speciale che la voglia di emergere di una collega, Valentina Rinaldi, che in un contraddittorio simpatico e "colorato" nel corso della storia presta il fianco ad una "romanità" utile a smorzare i toni soprattutto nelle fasi più "severe".

Già dal titolo (non solo di questo ultimo libro) si capisce che Roma non è solo il teatro dove si svolgono i fatti ma indirettamente la Protagonista indiscussa di un romanzo arricchito sempre dalle tante bellezze fascinose di una città che l'autore fa vivere e respirare attraverso strade e quartieri che, nel corso della lettura, si rendono ospitali e intimi anche a chi non li conosce.

Un libro davvero molto appassionante e coinvolgente, scritto in maniera particolarmente emozionale da Claudio Scarpino (che ringrazio per la fiducia e per avermi passato la lettura ) a cui vanno i miei complimenti più sinceri per aver creato una serie di romanzi dove, oltre a personaggi molto "credibili" ed emozionalmente vicini a chi legge, possiamo apprezzare la sua capacità narrativa che piacevolmente si stacca dai modelli del genere, risultando davvero originale anche nel rendere la lettura più intrinseca ad una realtà "sincera", percepita positivamente  anche perché capace di non nascondere le sue tante contraddizioni e debolezze.



lunedì 12 settembre 2022

Ultimo sangue di Diego Di Dio

 Alisa e Buba sono due sicari professionisti. Lavorano spalla a spalla nella Napoli in cui si consuma una guerra taciturna tra due imperi criminali. Quando don Luigi e suo figlio Gabriele vengono brutalmente uccisi, però, tutto cambia. Donna Teresa, ora vedova e assetata di vendetta, assolda i due killer per porre fine, una volta per tutte, all'intera vicenda. La boss del crimine ha una missione per loro: trovare e ammazzare la figlia di don Pasquale, responsabile di aver ordito il piano che ha portato allo sterminio della sua famiglia. In questo mondo di corruzione, fatto di armi e incline ai tradimenti, si muovono Alisa e Buba, che nel frattempo devono fare i conti con un passato dal quale non vorrebbero fare altro che fuggire. Perché non sono solo assassini. Sono due sopravvissuti. E in una realtà divorata dall'odio e consumata dal desiderio incontrollabile di potere, sanno che possono fidarsi solamente l'uno dell'altra. Ma sarà sufficiente? Un'ultima missione, un'ultima rivincita, un ultimo sangue.


Diego Di Dio ha scritto un libro molto avvincente con una trama davvero interessante che si sviluppa tra azione e pathos, ben bilanciati, attraverso una vicenda dove temi come insensibilità e crudeltà si contrastano, per poi amalgamarsi con altri come amore e dolcezza legati tutti disperatamente ad un sentimento di speranza.

Alisa e Buba, due sicari a pagamento, vengono assoldati per uccidere la responsabile di due morti in una guerra tra famiglie malavitose; da una parte la vendetta che diventa l'unico motivo per vivere, soffocata dalla rabbia, dall'altra invece una risilienza che dà forza per riscattarsi con disperazione da un destino senza appello.

Fiducia e speranza sotto tutto quell'odio daranno la forza per sopravvivere, per combattere e non lasciarsi andare dietro i colpi di una vita capace di procurare solo dolore; questo sarà uno dei temi principali nel libro, raccontato dall'autore in ogni suo aspetto, sia fisicamente che psicologicamente, rappresenterà un elemento fondamentale e fortemente dominante in gran parte della narrazione.

Nel libro di Diego Di Dio viene sottolineata con decisione quella sottile linea di confine che divide Bene e Male che si rispecchia poi nei personaggi: quasi tutti vittime di un destino avverso, nella loro diversità avranno poco spazio per decidere liberamente da che parte stare; nel romanzo non ci sono solo buoni o cattivi, ma piuttosto persone che, pur mantenendo la loro dignità, vengono travolte da qualcosa di cosi' profondo da lasciare un segno indelebile nella loro esistenza, che condiziona la loro vita e le loro scelte; qualcuno di essi cerca il modo per guarire, mentre altri sono capaci di curare quelle ferite solo con altro dolore.

Alisa e Buba riescono a lavorare senza farsi trascinare dalla loro storia, dalla loro emotività: Ali è sopravvissuta ad un passato veramente difficile e doloroso che sempre più frequentemente tornava a tormentarla tramite i ricordi sempre più vividi; una donna fragile ma anche forte in cerca di riscatto.

Buba invece è un uomo forte, coraggioso e protettivo, la perfetta contoparte di Ali; aveva vissuto sempre rispettando i suoi principi, quella sua eticità che, mantenuta anche nel suo lavoro, lo aveva tenuto lontano dai guai, sempre almeno fino a quando poi l'incontro con Alisa aveva stravolto tutto.

Tra Alisa e Buba c'è un legame profondo che si percepisce, oltre che dallo sviluppo della trama, anche dalla capacità dell'autore di riportare più intimo il dialogo tra i due, rendendo ancora più affannata la narrazione nelle fasi adrenaliniche che coinvolgono i nostri due protagonisti.

Tutti i personaggi nel libro vengono costruiti in maniera sostanziale dall'autore che poi, nel corso della storia, riesce a far emergere quella loro parte nascosta, nel bene e nel male, che empatizza con il lettore che rimane spiazzato per quell'interiorità mascherata fin da subito da una caratterizzazione specifica. 

Il "cliffhangher" utilizzato dall'autore nel libro risulta molto convincente perchè, grazie ai flashback frequenti, non ci sono zone lente e pesanti nella narrazione che supporta un ritmo  molto serrato e adrenalinico fino all'ultimo.

Il dialogo passa con estrema naturalezza dalla 1a alla 3a persona mantenendo la scrittura dinamica e intima nello stesso tempo e quando serve flessibile e ricca di particolari.

L'ambientazione si divide tra Soccavo e Napoli: grazie alla bravura dell'autore si riescono a respirare odori, sapori e umori di una terra drammaticamente complicata, una realtà complessa raccontata però senza filtri, con onestà, attraverso anche alle tante bellezze che si contrappongono con le parti più negative di un "sistema" ormai quasi "irreversibile".

Possiamo dire che il libro è come "sospeso" tra bene e male perchè i suoi personaggi sembrano vivere le loro vite prendendosi una pausa per decidere sul da farsi, continuando a "resistere" in maniera istintiva, forse solo per uno spirito di sopravvivenza o forse perchè condizionati nelle scelte da una società che non incoraggia al cambiamento, lasciando vittime di se stessi e del loro ambiente.

Arrivati al finale il lettore non rimarrà di certo deluso dalla conclusione, non scontata, che sarà supportata dall'onestà con cui l'autore, così come la vita, non concede sconti a nessuno: tutti colpevoli e tutti innocenti in un epilogo dove dolce e amaro si espiano senza redenzione o salvezza per nessuno dei protagonisti.

Davvero bello e molto coinvolgente il libro di Diego Di Dio (a cui vanno i miei complimenti più sinceri) che divide il tempo narrativo tra bene e male, scandagliando nella fragilità umana e nell'oscurità più profonda, alimentata da quel dolore che lascia ferite profonde concedendo però spazio ad una speranza che si fà largo tra odio e crudeltà attraverso il sentimento più sincero necessario per passare dal "sopravvivere" al vivere.

martedì 6 settembre 2022

Una giornata cominciata male di Michele Navarra

 Durante una sera d’agosto sferzata da un nubifragio estivo, l’imprenditore romano Federico Santini guida a tutta velocità verso l’Argentario per raggiungere Claudia, la sua ultima conquista, mentre rimugina sull’ennesima questione legale in cui lo sta trascinando la sua ex moglie. Tra distrazione ed eccesso di velocità, l’auto di Santini travolge un ciclista. Non sembra esserci nessuno nei paraggi, e l’uomo, incurante dell’accaduto, riprende la sua corsa.
Nel giro di pochi giorni, però, tutto precipita. La mattina di Ferragosto, Santini si risveglia con la mente confusa e la memoria offuscata in un luogo che non conosce. Non riesce a ricordare nulla della notte precedente e, mentre decide di cercare Claudia nella speranza di scoprire cos’è accaduto, si trova invischiato nelle indagini su un terribile omicidio. Sarà l’avvocato Gordiani ad accettare di aiutare Santini, provando a districare la matassa e a ricostruire i fatti avvenuti a Ferragosto. Insieme alla sua abile quanto affascinante collaboratrice, l’avvocato trascorrerà le calde giornate d’estate tra Roma e l’Argentario, tra yacht ormeggiati nei porticcioli e suggestivi scorci del paesaggio toscano, cercando di farsi strada verso la verità e, possibilmente, verso la giustizia.

Anche in questo suo ultimo libro Michele Navarra riesce a creare un intreccio complesso e interessante che, come poi del resto in ogni sua storia, prende spunto da una nostra società contemporanea, fatta di tante zone d'ombra, che si perde nei limiti e contrasti, "incarnati" dai diversi personaggi nella storia, in un sviluppo narrativo dove ritroviamo l'avvocato Gordiani impegnato nuovamente a difendere un probabile colpevole, cercando di convincere lui stesso per primo dell'innocenza del suo cliente.

Federico Santini è un imprenditore romano amante della vita e delle belle donne che, spingendo sempre al limite la sua vita nel bene ma soprattutto nel male, si ritroverà coinvolto in un indagine per omicidio dove, cercando di far luce sulle tante zone grigie, si dovrà scavare veramente molto a fondo per far riemergere la verità.

Diversi elementi, specie nella parte iniziale dell'indagine, renderanno indecifrabile la risoluzione del caso che, tra ipotesi e incertezze, sembravano puntare il dito sull'unico colpevole possibile; grazie ad un abile gioco di specchi dell'autore, durante lo sviluppo della trama, verranno analizzate le fragilità e i lati nascosti di ogni personaggio, fondamentali per far emergere segreti e bugie vincolate ad un intimità celata, in quella che era diventata una corsa contro il tempo, non per trovare giustizia, ma per raggiungere solo la verità.

La prosa di Navarra è scorrevole e avvincente, ricca di sfumature necessarie a mantenere alto quel tono di ambiguità che aleggia sopra una vicenda dove non ci sono solo Buoni o Cattivi ma solo colpevoli o innocenti da difendere o condannare.

La scrittura coinvolge emotivamente attraverso la sua veridicità espressa nei dialoghi serrati e nella capacità di rendersi imprevedibile, svincolandosi dagli schemi, per disorientare il lettore soprattutto nelle fasi di tensione e suspense.

Nel libro poi emerge forte un umanità caratteriale che, specchiandosi nella società attuale, non nasconde le sue debolezze rendendo più comprensibile ogni azione comandata più dall'istinto che dalla ragione, mettendo tutti nella condizione di rendersi "colpevoli" davanti agli occhi non solo degli altri ma anche di se stessi.

C'è da dire che in questo libro, molto più che nei precedenti, ritroviamo un Gordiani molto più enfatizzato attraverso la sua interiorità, attraverso dubbi e paure sempre più condizionanti che, non solo in ambito professionale, ma anche in una crisi familiare, si facevano sempre più pressanti: credibile e profondamente umano il nostro protagonista, mettendosi continuamente in dubbio, appare turbato e a tratti scosso, restituendo così al lettore tutta la sua intimità e umanità in un momento particolare della sua esistenza dove, in tempo di bilanci, cominciava a realizzare che la vita non era andata poi come aveva desiderato da giovane; in particolare in ambito affettivo aveva capito di avere a fianco una donna che credeva diversa, una compagna che, nonostante i suoi sforzi, non era riuscito a plasmare secondo le sue esigenze.

Ed ecco che cosi' le indagini proseguiranno con fatica rendendo ancora più marcata la contrapposizione indiretta dei due protagonisti principali, Gordiani e Santini, che sembrano provenire da due mondi molto distanti e che avevano due visioni completamente diverse sul confine tra Giustizia e Legge; Gordiani non era abituato ad imbrogliare e per questo cercava sempre di rispettare la sua etica e quella professionale; Santini invece era disposto a tutto per riavere la sua libertà, per tornare a vivere la sua vita senza preoccupazioni, calpestando tutto e tutti.

La lettura prosegue in maniera agile ed avvincente permettendo anche al lettore di viaggiare attraverso i tanti meravigliosi luoghi della Maremma, descritti in maniera "gratificante" dall'autore che alterna così a tanta bellezza tutta quella bruttezza e negatività di una condizione umana, sviscerata nel romanzo, sempre più concentrata a "sopravvivere" che a vivere.

Quello di Michele Navarra (a cui rinnovo i miei complimenti più sinceri) è un legal thriller con tanti colpi di scena, uno spaccato della nostra società che, non solo appassiona emozionalmente, ma che stimola il lettore anche su diverse riflessioni profonde... una storia dove gelosia e vendetta diventano motivi perseguibili dalla legge che però purtroppo non sempre collima con quella giustizia sempre più estranea in un sistema ormai "corrotto".

Questa sensazione di instabilità si percepisce soprattutto nel finale del libro dove si ha la netta sensazione che nessuno abbia trovato la vera redenzione attraverso quella verità emersa davvero con fatica, rimandando alla prossima occasione il tentativo di trovare un equilibrio perfetto tra legge e giustizia, un equilibrio che anche Gordiani in tutte le sue avventure cercava sempre disperatamente di raggiungere ma che, anche questa volta, aveva solo sfiorato, lasciando sul suo volto, e su quello del lettore, un sorriso amaro per una conclusione che premia solo a metà gli sforzi fatti.

 

venerdì 2 settembre 2022

Gioco Mortale di Tiziana Leone

 New York, 2011. Il detective Ray Hayes viene buttato giù dal letto dal suo partner, Roger Donovan: in uno squallido edificio è stato ritrovato il cadavere di una donna, insieme a un misterioso biglietto con la parola "quattro". Per Ray comincia una difficile indagine, scandita da incubi post-traumatici e dissociazioni, ma anche dall'eco di Julia, la donna che ama, scappata a Philadelphia senza dare spiegazioni. Il tutto mentre il numero delle vittime continua a salire, senza che Ray abbia idea di che cosa indichino quei biglietti e quei numeri. I detective seguono diverse piste che si rivelano inconcludenti: l'assassino tesse la tela di una vendetta che affonda le radici in un passato lontano, si insinua nell'intimità dei rapporti, sfaldando la fiducia e portando Ray sull'orlo di una psicosi. Forse solo una giovane agente, con un velo di tristezza negli occhi e un forte senso di giustizia nel cuore, riuscirà ad aiutarlo nell'indagine più impegnativa della sua carriera, salvandolo a un passo dal baratro.

Quello di Tiziana Leone è un thriller con forti tinte noir scritto non solo in maniera avvincente ma anche con uno stile molto dinamico e incalzante, ben supportato da dialoghi serrati, con una trama che accresce la sua complessità attraverso la scarsità di indizi, avvolta nel mistero e amalgamata con l'umanità dei suoi personaggi che rendono tutta la storia ancora più realistica.

Tutto inizia con un omicidio, l'uccisione di una giornalista, che darà il via ad un indagine da subito complicata, con pochi elementi, che si andrà ad intricare ancor di più con il ritrovamento di altre vittime, uccise nella stessa maniera, un investigazione  portata avanti, in un primo momento, solo nel tentativo di scoprire quel legame comune che poteva indirizzare sulla strada giusta.

I personaggi del libro sono tutti caratterizzati in maniera attenta e specifica: questo sarà possibile in particolare attraverso l'attenta ricostruzione del loro passato, che riuscirà poi a giustificare e a chiarire in parte il motivo di certi gesti nel presente narrativo.

Secondo quest'ottica troviamo il nostro protagonista, Ray Hayes,  rappresentato in tutta la sua complessità dall'autrice che, approfondendo la sua parte psicologica, farà emergere un passato dolorosouna finestra su una drammaticità che aveva colpito molti, ma che per il nostro protagonista significava riaprire ferite ancora aperte.

Molto specifico e significativo l'anno scelto dall'autrice per ambientare il suo romanzo: il 2011; secondo decennio del duemila, non troppo distante dagli eventi tragici del settembre 2001, che rende giustizia sia all'età dei protagonisti ma soprattutto rappresenta uno "spartiacque" per i personaggi che avevano "plasmato" il loro trascorso, dopo che il mondo aveva costretto molti a vivere in maniera diversa; in particolare per il nostro protagonista, oltre a fronteggiare un killer spietato e senza scrupoli, si troverà a fare i conti non solo con un passato non ancora dimenticato, ma anche con un dolore tragico scaturito in una vendetta che nel presente portava addosso ancora i segni di una violenza subita.

Uno dei particolari stilistici dell'autrice è senza dubbio la sua capacità descrittiva che, specifica e quasi "maniacale", porta il lettore ad immergersi completamente nella realtà di una metropoli tentacolare come New York; location di certo non scelta a caso dall'autrice che, guidata dal cuore, riesce molto bene a bilanciare la sua passione sfruttando al massimo l'idea di costruire la storia all'interno di una realtà "distante" e poco vicina al nostro quotidiano, per rendere ancora più "instabile" e poco prevedibile l'esito di un indagine davvero complessa.  

Nel suo esordio letterario Tiziana Leone è riuscita a scrivere un libro molto avvincente, manifestando una maturità non comune soprattutto nella precisione con cui è stata capace di sviluppare l'intera vicenda, con un ritmo giusto e cadenzato nonostante le quasi 500 pagine e poi, non ultima, nella facilità con cui rende umanizzati i suoi personaggi che si percepiscono così reali da legarsi quasi subito empaticamente con il lettore.

La lettura risulta avvincente e piacevole allo stesso tempo e la trama si sviluppa in maniera corale senza mai cadere nel banale avendo al centro un protagonista animato da passione e senso del dovere che, nel disperato tentativo di fare giustizia a tutti i costi, aiutato anche dagli altri personaggi, comprenderà nel corso della vicenda che in ballo c'era più di una singola indagine intricata.

Davvero tanti complimenti a Tiziana Leone che con il suo libro mi ha piacevolmente conquistato attraverso una trama interessante e originale, ben costruita e raccontata in maniera molto lineare e coinvolgente, dove traspare, oltre al lavoro attento e preciso che c'è dietro riguardo alle procedure e ai vari passaggi investigativi, anche una capacità emotiva espressa attraverso i personaggi con cui facilmente si famigliarizza, per rendere partecipe chi legge in maniera vivida lungo tutte le pagine della storia.





Tiziana Leone

È nata a Catania e vive con la famiglia a Cosenza. Laureata in matematica e insegna alla secondaria di secondo grado.

Lettrice appassionata di gialli e thriller, interessata a tutto ciò che ruota intorno al genere ad alta tensione. Finalista alla seconda edizione di “Ore Contate”, contest letterario di racconti da un incipit di Joe Lansdale organizzato da Orecontate.it e seconda classificata alla prima edizione del contest letterario “Pillole Noir” del Neroma Noir Festival. Dal 2018 è amministratrice del gruppo Facebook I thriller di Edvige e altro tra le righe, con il quale contribuisce alla promozione delle buone letture, sostenendo i giovani autori esordienti che pubblicano con serie realtà editoriali.



 
GIOCO MORTALE

AUTRICE: TIZIANA LEONE

EDITORE: GOLEM EDIZIONI 

GENERE: THRILLER

USCITA: 2 DICEMBRE 2021

FORMATO: FLESSIBILE/E-BOOK

 

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Formule mortali di François Morlupi

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