giovedì 30 giugno 2022

La casa sul promontorio di Romano De Marco

 

Mattia Lanza è lo scrittore più amato d’Italia, il più venduto, il più invidiato, il più tradotto all’estero. Ha una bella famiglia, un’agente che farebbe qualunque cosa per lui, un appartamento a New Yorke abbastanza soldi per soddisfare ogni possibile desiderio. Insomma, una vita da sogno. Fino alla sera in cui sua moglie ei loro due figli vengono massacrati. Due anni dopo quei fatti di sangue, assolto nel processo che lo ha visto unico indagato per il triplice omicidio, Mattia Lanza decide di tornare a scrivere. Per farlo, sceglie di isolarsi in una villa nascosta dalla vegetazione, sul promontorio di Punta Acqua Bella, in Abruzzo, un paradiso affacciato sul mare. L’incontro casuale con una donna, Eva, sembra riportargli sensazioni che da troppo tempo non viveva, compresa l’ispirazione letteraria. Ma il passato continua a tormentarlo: gli incubi, le visioni angoscianti, i presagi di sventura non gli danno pace. Di chi sono gli occhi che lo spiano di notte? Chi è l’inquietante anziana che lo segue ovunque vada e lo fissa in silenzio? E cosa sono gli strani oggetti che ha trovato nella casa, che sembrano rimandare a un vicino cimitero di guerra? Svelando la verità con continui colpi di scena, questo thriller di Romano De Marco indaga la complessità delle relazioni e ci mostra fin dove è disposto a spingersi l’essere umano per assecondare i propri desideri.



Romano De Marco ancora una volta riesce a non tradire le attese confermando tutta la sua bravura stilistica in questo suo ultimo libro capace di coinvolgere, fin dalle prime pagine, il lettore attraverso una vicenda ricca di colpi di scena, una trama originale e una narrazione adrenalinica che scaturisce in chi legge tante emozioni contrastanti.

Quello di De Marco è soprattutto un romanzo psicologico che con forza gioca con le fragilità del cuore e con la debolezza dell'animo umano che nel libro viene portata al limite per far emergere tutta la negatività dei protagonisti pronti a tutto per assecondare i propri istinti, per conseguire anche i desideri più difficili da realizzare.

La forza del romanzo è nell'introspezione caratteriale dei personaggi che non nascondono le debolezze ma anche le tante ambiguità, lasciando un senso di ansietà per una vicenda molto intricata che spesso confonde chi legge spiazzando con due filoni narrativi contrapposti che si andranno a riunire poi in quel finale così "meravigliosamente" sconcertante da restituire verità e consapevolezza a chi legge.

Mattia Lanza, sconvolto da una tragedia personale, in cerca di solitudine decide di allontanarsi da quella realtà troppo dolorosa per riprendere in mano la sua vita e la sua carriera bruscamente interrotta; chiuso in se stesso era ormai prigioniero della paura di non riuscire più a scrivere, schiavo dei pensieri che bloccavano la sua quotidianità .

Solo grazie all'incontro con una donna dalla bellezza travolgente Mattia tornerà a rivivere sensazioni dimenticate, ritrovando anche la passione per la scrittura nonostante quel passato che continuava a tormentarlo con visioni e incubi notturni.

Questo rapporto all'improvviso comincerà ad incrinarsi sotto i colpi dei tanti misteri avvolti attorno una vicenda dove la fantasia, poco alla volta, riuscirà a diventare più credibile della realtà stessa, dove c'erano ancora troppi interrogativi e domande a cui dare risposta.

Nella seconda parte del libro la trama comincerà a svelarsi poco alla volta con Mattia sempre più convinto a chiudere i conti col suo passato, non solo attraverso la scrittura, ma cercando disperatamente amore e comprensione per guarire dal rimorso e dalla pena che segnava la sua esistenza; tra eccitazione e paura i protagonisti saranno pronti ad affrontare insieme tutte le difficoltà e i pericoli della loro relazione, coinvolgendo il lettore in un clima di adrenalina e pericolo in una storia che nel suo finale illude quella serenità strappata via grazie all'ultimo colpo di teatro dell'autore che, con estrema originalità, è capace di ribaltare tutto, mescolando ancora di più realtà e finzione, rendendo più comprensibile agli occhi del lettore l'inimmaginabile che la realtà stessa.

Complimenti sinceri a Romano De Marco che con il suo libro è stato capace di trascinarmi in una storia "ipnotica" che cresce in tensione pagina dopo pagina, mantenendo alta l'attenzione anche grazie al clima di ansietà e ai tanti colpi di scena che confondono la realtà con la finzione narrativa.

sabato 25 giugno 2022

Sangue di Giuda di Graziano Gala

 «L’altra sera s’hann arrubbato ’o televisore». Comincia così questa storia, con una sparizione, proprio mentre Pippo Baudo riempiva lo schermo. Le stanze, di colpo, «si sono messe tutte a sudare», e all’improvviso è scoppiato il silenzio.A raccontarlo a un commissario, nella sua lingua sgrammaticata, un misto sporco tra pugliese e campano, è Giuda o Giudariè, un vecchio che abita nel mezzo di un paese qualunque del meridione, Merulana. Oltre che con quel televisore, Giuda condivide la sua solitudine con Ammonio, un gatto dalla vescica ballerina, e con il fantasma del padre, che è ancora arrabbiato con lui e non perde occasione per terrorizzarlo. È stato proprio questo padre manesco e sregolato a cambiargli il nome di battesimo, compromettendone l’esistenza e imprimendogli a sangue questa nuova e infamante identità da delatore.Ora, a cinquant’anni di distanza, il furto del Mivar restituisce Giuda alla stessa strada della sua infanzia e ai suoi traffici eterni, agli insulti e alle compassioni, alla sua umanità violenta, derelitta e disperata.

Da qui inizierà la sua discesa nel regno delle anime notturne e soltanto alla fine di questo lungo viaggio, cantato con amara ironia nell’epica popolare del dialetto, il protagonista potrà finalmente recuperare, a un prezzo altissimo, un po’ della sua dignità usurpata e, forse, il nome perduto. 

Graziano Gala ha scritto un romanzo che ha per protagonista un personaggio talmente straordinario che sembra appartenente ad un mondo fantastico, un uomo talmente "fuori dagli schemi" da non sembrare reale, fuoriuscito da una favola dolce amara; ma diversamente dalle favole nel libro non ci sarà un finale dove tutti saranno felici e contenti ma solo il disperato tentativo, forse riuscito, del protagonista di cercare un alternitiva, di trovare un modo differente per affrontare il suo dolore.

Giuda è considerato da tutti come lo scemo del villaggio, un bersaglio preferito per scherzi e risate, rilegato a vivere imprigionato dal significato di quel nome che portava addosso, non veramente il suo ma assegnato come un marchio indelebile per punirlo di quel suo tradimento che, oltre a botte e dolori, lo  aveva allontanato dall'affetto di una figlia, che lo evitava come la peste, ma soprattutto strappato all'amore per quella moglie sparita chi sa dove, l'unica forse che lo aveva accettato veramente per quello che era.

Un bambino in un corpo d'adulto che aveva però mantenuto la purezza, il candore e la bontà espressi nei gesti quotidiani, in quella che era un esistenza solitaria; infatti gli unici a fare compagnia a Giuda nelle lunghe giornate erano solamente il gatto Ammonio (chiamato cosi' per il suo problema di incontinenza) ma principalmente il suo vecchio televisore Mivar che lo distraeva dai pericoli di una mente "disturbata".

La situazione comincia a precipitare quando il televisore di Giuda verrà rubato e d'improvviso in casa cesserà il rumore per far posto ad un silenzio "assordante" che diventa subito veleno per il protagonista che, corrotta la sua mente anestetizzata, è costretto adesso a ricordare, a combattere di nuovo i fantasmi del passato: le urla del padre violento che sembrava ancora avercela con il figlio, quel padre che era diventato nemico e fonte di dolore.

La casa che diventa inospitale e quel tentativo di riconciliazione convincono Giuda ad intraprendere quell'impresa che per lui significava non solo fare i conti col mondo "reale", ma anche risolvere una volta per tutte problemi sepolti dal passato, un viaggio all'inferno alla ricerca d'identità attraverso la riconquista del suo vero nome, quello che era stato negato non dal destino  ma dalla crudeltà umana.

Dalla ricerca di un nuovo televisore inizia così una discesa agli inferi dove Giuda, tra violenza dimenticata, indifferenza e ignoranza, si troverà spesso nei guai; Determinato a non arrendersi il protagonista si ritroverà nella sua crociata a lottare anche per tutti quelli che, emarginati dalla società come lui, non avevano più forza per gridare al mondo rabbia e frustazione; il protagonista in un mondo tra bene e male si pone in mezzo diventando la voce di tutti, un disgraziato in cerca di un amore perduto, non dimenticato, l'unico capace di comprenderlo.

Nel romanzo la scrittura di Gala risulta ben bilanciata tra ilarità e commozione per una narrazione dove il vero azzardo linguistico è rappresentato dall'invenzione di un dilaletto ( un po' campano e un po' pugliese) con il quale far esprimere Giuda: molto comunicativo e alla fine ancor più credibile risulta questo espediente linguistico utilizzato dall'autore per creare ancora più distanza tra il protagonista e il resto del mondo; un modo di esprimersi che crea compassione al lettore che lo percepisce come genuino e scaturito direttamente dal cuore.

Quello di Gala è un romanzo che parla degli ultimi, pagine intrise di disperazione e rammarico anche nei confronti di un mondo feroce che non lascia tanto spazio alla speranza; una serie di emozioni altanelanti accompagnano la lettura dove senza fatica il lettore riesce ad empatizzare con Giuda che in fin dei conti potrebbe essere uno di noi, qualsiasi persona che, ricevuto un torto, cerca con tutte le forze di reagire cercando forse redenzione gridando per il un disagio procurato, mentre intraprende quel viaggio della vita che se riserva tante sconfitte alla fine porterà alla vittoria più importante.

Complimenti sinceri a Graziano Gala che con il suo romanzo mi ha piacevolmente sorpreso e conquistato con una lettura che riserva un altalena di emozioni, una storia dove facilmete si ride e si piange, un libro assolutamente da leggere perchè capace di suscitare riflessioni sincere e profonde sul senso della vita e sulla forza del cambiamento per affrontare i "demoni" del passato e riuscire a guardare il futuro con occhi più rilassati.



lunedì 13 giugno 2022

Questioni di sangue di Anna Vera Viva



 Il rione Sanità è un’isola. Un lungo ponte lo divide dal resto di Napoli. Qui, i vivi e i defunti convivono da secoli e non vi è posto, più di questo, in cui morte e vita siano così strettamente intrecciate. Ed è qui che, dopo quarant’anni, due fratelli si rincontrano. Raffaele, dato in adozione giovanissimo alla morte della madre, ci torna come parroco della basilica di Santa Ma - ria alla Sanità. Peppino, invece, è il boss del quartiere. Due uomini che non potrebbero essere più diversi l’uno dall’altro. Eppure, il richiamo del sangue, ineludibile, li unisce. Un legame che è fonte di pericolo e tormento per entrambi. Quando la morte colpisce e un cadavere viene ritrovato in un appartamento del rione, le indagini, suffragate da un testimone poco affidabile, seguono un unico bina - rio. Quell’omicidio fa tirare un sospiro di sollievo a tante persone, ma Raffaele non si lascia abbindolare. Decide di rivolgere il suo sguardo, esperto della vita, proprio tra la sua gente, anche se questo significa guardare qualcuno di molto, forse troppo, vicino a lui. Ma Raffaele non si è mai fermato davanti a nulla e non inizierà adesso. Sa bene che le sue indagini possono compromettere un equilibrio basato su regole non scritte e allo stesso tempo inderogabili, ma deve andare avanti. Per - ché la Sanità è un’isola e per navigare il mare che la circonda ci vogliono coraggio, passione e un concetto diverso di verità. Nel suo romanzo, Anna Vera Viva ci guida in uno dei rioni più affascinanti del nostro paese. E, attraverso la potenza del sangue, ci fa conoscere l’animo umano e le sue contraddizioni. Dopo aver letto questo libro, l’eterno scontro tra bene e male avrà un sapore nuovo.


 

Anna Vera Viva ha scritto un romanzo davvero molto coinvolgente che fa riflettere sul sottile confine tra bene e male con una storia ricca di sfumature.

La vicenda è ambientata a Napoli nel rione Sanità, un rione con un passato travagliato che negli anni si è completamente trasfromato, lasciando indietro il suo aspetto nobile per quello popolare.

I due protagonisti sono Raffaele e Peppino, fratelli separati quasi dalla nascita fatti rincontrare però dal destino dopo tanti anni proprio nella loro città, incrociando le loro azioni mosse per trovare luce su un indagine complicata che scaverà nel profondo di ognuno per trovare le ragioni, le motivazioni di un delitto che aveva scosso equilibri troppo pericolosi.

Don Raffaele è un parroco "verace" che non si lascia scoraggiare facilmente anche se il suo animo è tormentato continuamente dai tanti ricordi che lo logorano; un trascorso difficile da dimenticare per lui che proprio con questa indagine cercherà di far luce anche sul suo passato, sulla sua origine.

Attraverso il personaggio di Don Raffaele l'autrice sviscera la santità come qualcosa di ibrido tra sacro e profano, per far in modo che l'incontro con la sua nemesi (Peppino) non sia troppo distante, anche perchè faccia della stessa medaglia; diversi ma uniti, cresciuti in ambienti diversi avevano covato nel loro intimo la stessa voglia di emergere, canalizzata in maniera diversa, ma risultando ugualmente "scomodi" nei loro rispettivi ruoli, descrivendoli mai del tutto solo nero o bianco

Possiamo dire che è il sangue il vero protagonista del romanzo, capace di esprimere forte il suo richiamo non solo con protagonisti ma anche per diventare la chiave utile per scardinare le tante verità nascoste.

L'autrice scandaglia e analizza l'interiorità dei suoi personaggi per giustificare le azioni e le scelte dettate dettati dalla loro morale, asseccondando la loro natura. 

Ma la bravura dell'autrice è soprattutto espressa nel dipingire il rione sanità attraverso i rumori e sapori che percepiti come reali animano un quartiere ricco di diverse sfumature, un quartiere difficile però dove sacrifici e rinunce sono all'ordine del giorno e cure indispensabili per guarire povertà e dissocupazione ma soprattutto l'assenza delle istituzioni.

Anche per questo le indagini saranno portate avanti in un clima collettivo, proprio perchè il quartiere e gli abitanti erano abituati a condividere affanni e problemi, dove la fratellanza viene espressa anche come voglia di non arrendersi, di rinascere; In questo clima, nonostante la soluzione, la verità alla fine arriverà con prepotenza non permettendo di restituire pace però su diverse questioni legate soprattutto ad una umanità che purtroppo nella società presente rischia di morire sul nascere.

 Tutta la veridicità del romanzo riflette l'amore vivo e sincero  dell'autrice per la città, non nascondendosi dietro la bellezza e i colori di una terra, ma puntando il dito con forza su tutti quei contrasti, con piglio severo ma senza giudicare.

Complimenti sinceri a Anna Vera Viva che ha scritto un romanzo trascinante, con una trama originale capace di conquistare con una storia che esplora l'animo umano tra le sue tante contraddizioni, che riflette sulla coscienza personale dove il bene e il male trovano un punto d'incontro in una vita sempre pronta a regalare sorprese, a dividere ma anche a riunire.


Formule mortali di François Morlupi

 In una torrida estate romana, un anziano cammina nel parco di villa Sciarra, nell’elegante quartiere di Monteverde. Un odore tremendo atti...