martedì 8 febbraio 2022

Tutto il cielo che serve di Franco Faggiani

 

Nell’agosto del 2016, Francesca Capodiferro, giovane geologa e capo squadra dei Vigili del Fuoco di Roma, si trova per lavoro sui Monti della Laga, al confine tra Lazio, Marche e Abruzzo. La sera del 24, con i suoi due cani da ricerca, decide di accamparsi sulla montagna sopra Amatrice ma proprio quella notte violente scosse di terremoto distruggono il paese e tutte le frazioni limitrofe. Francesca sarà tra i primi ad arrivare sul luogo e a organizzare i primi soccorsi, inizialmente con mezzi di fortuna, poi aiutata dagli uomini della sua squadra. Con loro ha sempre avuto rapporti difficili, quasi conflittuali: i ‘suoi’ Vigili del fuoco le obbediscono ma non la amano e questo spesso le causa problemi anche durante le operazioni di emergenza. Dopo incontri inaspettati, allontanamenti e ricongiungimenti, arrivano i rinforzi e Francesca, provata emotivamente dalla tragedia e dai contrasti sorti con i colleghi, decide di partire da sola alla ricerca dei dispersi e delle persone rimaste bloccate nelle vallate circostanti, frugando nei casolari, nelle grotte e nei rifugi offerti dai boschi, dove la gente si è nascosta per la paura. Sarà un viaggio difficile il suo, nel dolore e nella bellezza della natura, a volte così violenta e indifferente alle vicende umane. Ma sarà anche un viaggio necessario per scoprire, dentro di sé, le ragioni della propria missione e riconciliarsi finalmente con la vita, i suoi uomini, il suo lavoro.





Quello di Franco Faggiani è un romanzo emozionante, che tocca le corde più intime della fragilità umana, coinvolgendo il lettore attraverso una drammaticità, raccontata con rigidità e rispetto, che brillantemente "resiste" alla banalità; le pagine sono intrise da un dolore descritto con estrema semplicità, una sofferenza che alla fine risulterà toccante per il suo realismo, ma anche più forte e incisiva perché capace di trasmettere quella devastazione intima che aveva "demolito"  più la mente che il fisico. 

Il libro di Faggiani, scritto come celebrazione per il lavoro dei vigili del fuoco, è principalmente un romanzo dove la natura viene "glorificata", esaltandone tutti i suoi colori, meravigliosamente decantata per coinvolgere a pieno il lettore che viene preso per mano e accompagnato attraverso luoghi selvatici e paesaggi incantevoli costruiti da pennellate di colore così delicate da far contrasto con la bruttezza mutevole dell'opera dell'uomo. Il lettore così entra in connessione con qualcosa che, da una parte cattura e incanta per la sua essenza, e dall'altra sorprende sia nel bene che nel male; per parecchie pagine immaginata come una madre benigna disposta a mostrarsi ma anche a difendersi, in altre mostrerà tutta la sua instabilità nel trasformasi in matrigna per punire i suoi figli.

Lo stile dell'autore si sviluppa in maniera appassionante, facilmente identificandosi con una scrittura che risulta sempre molto fluida e toccante, e con un dialogo che alterna fasi più intime a quelle più concitate

Personalmente ho apprezzato molto l'abilità dell'autore nel essere riuscito a "spersonalizzare" i ruoli dei suoi protagonisti; questi infatti non colpiscono particolarmente solo per il loro ruolo ma per il loro essere, per il loro vissuto che arricchisce la trama, non come personaggio, ma come persona, suscitando indirettamente una critica verso una società moderna, dove i rapporti umani molto spesso vengono ostacolati da pregiudizi culturali che affondano le radici nell'incapacità di accettare, non solo chi non si conosce, ma anche chi è più meritevole a ricoprire certi spazi. 

Con questo intento l'autore sceglie, non a caso, Francesca Capodiferro come protagonista e voce narrante della vicenda, valorizzandone soprattutto le sue tante qualità: oltre ad essere una geologa e un caposquadra dei vigili del fuoco Francesca è soprattutto una donna, istintiva e coraggiosa, con un infinita forza d'animo che combatte da tempo la sua personale battaglia contro la discriminazione in un mondo fatto da uomini che costantemente la sminuiscono e limitano mettendola sempre in dubbio.

Francesca aveva rinunciato ad una vita comoda per una vita non facile, senza orari, senza troppa libertà, per abbracciare non un mestiere ma una scelta di vita che, oltre ad obiettivi concreti, permetteva tante soddisfazioni personali nella ricchezza di un lavoro utile alla comunità.

Quando alle 3 e 38 del 24 Agosto 2016 le scosse di terremoto fermeranno il tempo e la vita di molti, Francesca, trovandosi non troppo lontano da quel ruggito che aveva rotto il silenzio, insieme ai cani Rufus e Nuzzo, si precipita ad Amatrice con l'intento di salvare più vite possibili.

Comincia così un lungo viaggio attraverso le immagini di una tragedia dove emerge una precarietà che colpisce la protagonista, unita empaticamente alla gente del posto, condividendo quel senso di smarrimento che facilmente ritroverà anche nel suo intimo, dovendo fare i conti con il suo passato, con il suo lavoro, con la sfera familiare e anche con quei sentimenti che sembravano da troppo tempo essersi presi una pausa.

Da questa esperienza Francesca imparerà ad aprirsi, a mostrare le sue debolezze per trovare la forza, mettendosi in discussione, non solo per affrontare la rassegnazione di fronte alla tragedia ma per ritrovare la speranza, anche nella sfera personale.

Tra le righe del romanzo, non con troppa fatica, si riesce a leggere il messaggio dell'autore che, forte e incisivo, suscita in chi legge alcune considerazioni importanti: in primo luogo, tramite la vicenda raccontata, l'autore semplifica la capacità dell'uomo nel superare i contrasti davanti ad situazioni d'emergenza, solo a patto però di voler accantonare i tanti pregiudizi che nel libro vengono evidenziati senza troppa retorica. 

Un altra riflessione interessante è quella che riguarda le persone coinvolte in situazioni d'emergenza, quelle portate al limite dalla vita che, invece di "soccombere", reagiscono riuscendo ad riemergere, riuscendo alla fine a capire più di se stessi, per poi continuare a vivere in maniera migliore, cambiando atteggiamento e mettendo al primo posto le cose veramente importanti, imparando a tralasciare le questioni inutili che avvelenano solo la vita. 

Tutto il cielo che serve è una lettura davvero bella e molto coinvolgente con cui Franco Faggiani, a cui vanno i miei complimenti più sinceri, ancora una volta riesce ad esprimere tutta la sua attenzione e sensibilità riguardo storie e luoghi, a volte poco conosciuti, a cui restituisce valore e memoria, coinvolgendo i suoi lettori attraverso racconti che colpiscono anche per il coraggio dei suoi protagonisti, soprattutto per la loro forza empatica, e principalmente per la sua capacità descrittiva che avvolge e affascina tutta la narrazione. 




                                              Franco Faggiani

 vive a Milano e fa il giornalista. Ha lavorato come reporter nelle aree più calde del mondo e ha scritto manuali sportivi, guide, biografie, ma da sempre alterna alla scrittura lunghe e solitarie esplorazioni in montagna. Con La manutenzione dei sensi (Fazi Editore, 2018), vincitore del Premio Parco Majella 2018, del Premio Letterario Città delle Fiaccole 2018 e del Be Kind Award 2019, si è fatto conoscere e amare da moltissimi lettori. Con Il guardiano della collina dei ciliegi (Fazi Editore, 2019), ha vinto il Premio Biblioteche di Roma 2019 e il Premio Selezione Bancarella 2020. Tutti i suoi libri (questo è in via di traduzione) sono stati pubblicati nei Paesi Bassi ottenendo un grande successo di critica e di pubblico.

         

                               

               

   Tutto il cielo che serve


Autore: Franco Faggiani
Genere : narrativa contemporanea
Editore: Fazi  Collana:Le strade
Formati: brossura /e-book 
Uscita: 21 Ottobre 2021     


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