giovedì 4 marzo 2021

Il Senso della Colpa di Daniel Di Benedetto

 Il corpo avvolto tra le lenzuola, le mutandine sfilate e il sorriso di Anna che non tornerà più. Il maresciallo Giuseppe Occhipinti deve indagare sulla morte di quella ragazza che aveva imparato ad amare come un padre e come un fratello. Ricostruire la vita di una persona che pensava di conoscere e che scoprirà essere sempre più lontana dall’idea che aveva di lei. Notti brave, droga, amori fugaci. Una storia raccontata a più voci e che viaggia su binari paralleli fino a ricongiungersi in un finale dove niente è davvero quello che sembra, in un crescendo di adrenalina senza alcun filtro, sullo sfondo di una Torino mai così viva e pulsante prima d’ora.




Guardando la copertina, così forte e d’impatto, ci troviamo da subito nel mezzo della scena iniziale del libro, drammatica e dolorosa, la stessa impietosa che si presenta davanti agli occhi del Maresciallo Giuseppe Occhipinti, il nostro protagonista che dovrà indagare sulla morte di una ragazza, non una ragazza qualsiasi però, difatti questa volta purtroppo conosceva fin troppo bene la vittima: Anna Savoca, si proprio la sua Anna.

E’ difficile comprendere come la vita a volte sia capace di far incontrare per caso anime affini, unirle per poi allontanarle e drammaticamente ricongiungerle, come nella vicenda narrata dall’autore,  in situazioni “senza appello”. Questo è quello che accade ai due protagonisti , Giuseppe e Anna; Anna, giovane e vivace, amante della vita, non trovando in famiglia ciò di cui aveva più bisogno, orfana di una carezza materna e priva della presenza di un padre spesso troppo assente, aveva trovato in Giuseppe una persona su cui fidarsi e confidarsi, una sorta di fratello maggiore; Giuseppe, sentendosi rivitalizzato da quel rapporto, ben volentieri aveva assunto il ruolo di Angelo Custode, cercando di sottrarre il più possibile Anna dagli aspetti negativi della vita. Dopo essersi allontanati, anche per loro egoismo, si ritroveranno appunto quando ormai era troppo tardi. Così Giuseppe, destabilizzato dall’accaduto, per cercare di fermare i tanti pensieri, scriverà una lettera a cuore aperto ad Anna nella quale oltre a chiederle Perdono, riversando il suo rancore la implorerà di aiutarlo a trovare il colpevole.

Nel corso del libro i fatti accaduti saranno narrati da varie prospettive, e ogni personaggio racconterà la propria verità in modo da permettere all’Autore di disegnare abilmente, a poco a poco, l’immagine finale, ricostruendo l’intrigato puzzle di cui aveva disseminato i pezzi nel corso della storia.

La vicenda è ambientata a Torino; la descrizione è curata e attenta, e ci dà l’idea di una città che conservando la sua natura “Regale” è in un profondo decadimento morale per le sue tante contraddizioni.

Con dialoghi sempre fluidi, a tratti delicati ma capaci di “sterzate” forti e decise, dal Giallo al Noir si passa allo stile Narrativo, facendoci immergere nell’introspezione psicologica dei protagonisti che per questo diventano più reali e umani e rendono l’intera Storia raccontata Vera e Credibile, dove il lettore può facilemte identificarsi con le emozioni descritte. Così quando Giuseppe nei flashback chiude gli occhi, succede anche a noi di provare la sua stessa sofferenza nel rivedere il meraviglioso sorriso di Anna, nel sentire ancora una volta la sua voce consapevoli di non poter piu’ ascoltarla, provando anche il suo stesso Senso Di Colpa, per non essere stato presente quando forse Anna ne aveva più bisogno.

Proprio il Senso Di Colpa è il tema principale del libro: tutti i personaggi sono colpevoli, chi più chi meno, ma solamente Giuseppe sembra cercare con convinzione la Redenzione per la sua Colpa per poi far spazio,una volta trovata, ha un sentimento di Rimpianto che non lo libererà di certo da quella sensazioni di tristezza e afflizione.

l’Autore volutamente si sofferma su questo aspetto, mettendo in luce il Rimpianto che prova Giuseppe, figlio di una colpa e di scelte dettate da sentimenti soffocati, incoraggiando indirettamente il lettore a vivere le emozioni presenti senza paura per far in modo che ,come per Giuseppe,  non ci ritroviamo a dover rimpiangere situazioni non a pieno interpretate e vissute.

A me personalmente il libro di Di Benedetto è piaciuto, principalmente perchè l’Autore, a cui vanno i miei più sinceri complimenti, è riuscito a creare una storia che non solo tocca le corde più esili di una natura umana, in cui è facile identificarsi, ma anche perchè con bravura riesce a rivelare la sua sensibilità filtrandola attraverso i sentimenti e le emozioni sia della storia ma sopratutto dei suoi personaggi.


( Recensione di Walter Bianco da AmabiliLeture Blog )



Daniel Di Benedetto nasce a Torino il 21 ottobre del 1981 e tuttora, nonostante tutto, vive da quelle parti. Ha un pensiero fisso nella testa. Vedere sorridere le persone. Scrive su un blog da oltre dieci anni (http://halfangel.iobloggo.com), inoltre collabora periodicamente col sito internet http://www.nabikiblob.com dove si occupa dello spazio dedicato ai “cassetti della memoria”, dal quale è nato un vero e proprio “spin off”, un blog molto seguito e apprezzato (http://cassettidellamemoria.wordpress.com) e nel pochissimo tempo libero, oltre a cercare sempre l’ispirazione per provare a raccontare storie nuove, ha un classicissimo lavoro da impiegato. Ha due passioni: una è il calcio (è orgogliosamente “gobbo” dalla nascita, e ha giocato per oltre vent’anni a pallone come portiere in tutte le categorie dilettantistiche regionali). L’altra è la sua Piccola Principessa. Sua figlia. Che sorride molto più di lui. E molto meglio.

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