Il tempo dilatato che la pandemia ha sottratto alla normalità, alterandola, per Chiara si è trasformato in un dono che le consente di rallentare, guardarsi indietro e ricordare. Così, alla vigilia del diploma, decide di scavare nel suo passato – a tratti doloroso come quello di molti tarantini – e di mettere nero su bianco la sua storia e non solo. Come in un film si susseguono tante immagini, alcune più nitide, altre volutamente sfocate perché ancora feriscono. Sullo sfondo, a tenere uniti i suoi ricordi, c’è sempre il mostro che divora senza pietà: l’Ilva.
Chiara ripercorre la sua infanzia felice, scivolatale troppo in fretta dalle mani, e l’adolescenza, segnata da una perdita ma anche da rivincite, conferme e consapevolezze. Un viaggio non sempre facile ma in cui non è mai sola: ogni tappa è condivisa, con Maria, l’amica di sempre; Luca, il primo amore; e l’adorata prof. di Lettere, sua prima sostenitrice che la esorta a coltivare la passione per la scrittura.
Pagina dopo pagina la bambina sognatrice che amava abbandonarsi alla fantasia lascia spazio a una ragazza matura, che con coraggio lotta per far trionfare la giustizia e che non ha paura di inseguire i propri sogni.
Angela Aniello, attraverso le pagine del suo romanzo, racconta una storia fatta di dolore e sofferenza, che però parla anche di Speranza e Riscatto. Un libro che rapisce emotivamente, ricco di memoria e temi importanti, il tutto canalizzato attraverso due elementi fondamentali che giocano su quell’equilibrio su cui poggia l’intero romanzo: Amore e Lotta. L’Amore è quello per la propria terra, per la propria famiglia, un sentimento “istintivo” che crea la giusta motivazione per lottare, per combattere quelle giuste battaglie che nascono dal cuore, per rivendicare la libertà, per tornare a vivere, per respirare e tornare a sognare in una terra (simbolo di un Italia malata e schiava delle sue contraddizioni) dove ormai si chiudevano gli occhi anche ai bambini di fronte a certe Verità, costretti, di conseguenza, a vivere senza sogni, senza futuro.
Ci troviamo a Taranto, più precisamente nel quartiere Tamburi, dove Chiara (la Protagonista) è uno dei tanti figli costretti a vivere subendo le conseguenze di quella “stasi morale” creata dai grandi, che non erano capaci di reagire rispondendo, prima che a se stessi, alle tante domande innocenti di figli a cui era privata la libertà di una vita normale, una vita invece trascinata con rassegnazione sotto l’ombra di un Mostro che, se per i piccoli era mascherato da Orco, per i grandi portava il nome di Ilva.
Quel Mostro, che sembrava consumare tutto e tutti, negli anni aveva segnato il Destino di molti abitanti di quella terra, rassegnati ormai a non aver scelta, liberi solo di morire. Chiara vive nella spensieratezza della sua età circondata dall’affetto della sua famiglia, forte anche dell’amicizia con Maria: con lei condivide parte della sua crescita, timori e speranze condivise in un’amicizia che al principio verrà messa a dura prova drammaticamente da un Destino che, non risparmiandole, le allontanerà creando un vuoto incolmabile, costringendole ad una distanza forzata.
La scelta Stilistica dell’Autrice è davvero emotivamente d’impatto: la voglia di raccontare il Dolore e la Rassegnazione viene tradotta, nella prima parte, attraverso un dialogo molto intimo e confidenziale che, rompendo la fase narrativa raccontata dalla protagonista, si alterna in vere e proprie pagine all’interno delle quali, con carattere epistolare, prima il padre e poi l’amica, si confessano a cuore aperto esprimendo tutta l’amarezza e la sofferenza, il rancore e l’impotenza che il tempo non avrebbe lenito, non avrebbe aiutato a cambiare una situazione insostenibile per molti.
Toccante è la parte dedicata al racconto del papà di Chiara, molto intenso e carico di sentimenti forti come Rabbia e Inadeguatezza, espressione non solo sua, ma di tutti quei genitori intenti a negare una drammatica Verità, a nascondere mascherando la realtà, forse quasi esorcizzandola, facendosi forza nella convinzione che i bambini non potevano capire, non potevano rispondere a quelle domande a cui nemmeno i grandi erano riusciti a trovare risposta.
La mente viaggiava veloce attraverso parole divise tra Ricordo e Amarezza, una vita difficile, una vita insoddisfatta.
Il padre, la disperazione del tempo che passava inesorabile, la spensieratezza dei suoi 23 anni, l’amore per Carmela, una vita che inizialmente sembrava tutta in discesa; l’arrivo poi di Chiara, quella figlia con lo stesso carattere del padre, testarda e curiosa, giunta come un dono di Dio, quel Dio che adesso sembrava così assente, lontano da lui, lontano da Loro. Un padre consapevole di aver negato alla figlia un’esistenza migliore, almeno normale… Il disagio è troppo grande però… la voce si spezza… non riesce più a proseguire, non può continuare a raccontare tutta quella Verità che, forse un giorno, Chiara avrebbe scoperto da sola.
Il libro cresce pagina dopo pagina accompagnando le stagioni che passano veloci, attraversando le varie fasi della crescita di Chiara e Maria, amiche ritrovate, inseparabili, così unite, così diverse: una ribelle ed estroversa, Maria, costretta a crescere in fretta, più pacata e posata, perché costretta a lasciare indietro tutti i suoi sogni, tutte le speranze riposte in una vita immaginata diversa.
Chiara, più sognatrice, esprime al meglio la sua voglia di vivere, la creatività attraverso le sue passioni, il talento per la scrittura (ad esempio) appoggiato con entusiasmo dalla famiglia e alimentato quotidianamente dalla prof. di Italiano.
Nella vita però non va sempre tutto nel VERSO GIUSTO, basta, infatti, un attimo per cadere, una semplice frazione di secondo che ti sbalza dalla gioia alla disperazione, dalla Luce al Buio. Ecco che improvvisamente Chiara è costretta a non vivere più i suoi 13 anni, crescendo anche lei, nell’angoscia, vivendo nello smarrimento e sgomento, non più forte da aggrapparsi a quel Dio per combattere “il Mostro“ che, senza pietà, adesso sembra proprio essersi ricordato anche di lei. Inizia così una doppia battaglia che avvicina Chiara agli abitanti di Tamburi, in una terra dove non c’erano perdenti, dove nemmeno si combatteva più, dove c’erano solo condannati.
La ribellione, il bisogno di gridare al mondo tutta la Rabbia accumulata negli anni, la voglia di contestare un Mondo che stava strappando le ali al loro volo libero, comincia piano piano a cambiare il vento, che adesso cominciava a soffiare forte e contrario spazzando, almeno moralmente, tutte le polveri sottili che negli anni avevano sacrificato vite innocenti, avvelenato vittime inconsapevoli.
Taranto chiamava e i giovani di Tamburi rispondevano impegnandosi, corpo e anima, in una battaglia contro lo stesso nemico, una lotta per alcuni troppo personale che unisce in maniera universale, anche chi aveva scelto il silenzio.
Coraggiosi nella malattia, fieri nella protesta, figli di una terra avvelenata impegnati in una battaglia più grande di loro, difficile, ma necessaria anche solo per liberare un Dolore, per reagire a un Destino già segnato.
La vita dei nostri Protagonisti scorre veloce, tra sentimenti d’amore che si mischiano a quelli di un amicizia sopravvissuta nel tempo, autentica e sincera, mentre intanto l’entusiasmo per il futuro veniva a tratti svuotato dai ricordi passati, vissuti attraverso la commozione di immagini infelici e sguardi tristi.
L’ultimo giorno di scuola chiude inevitabilmente un ciclo della vita, il distacco dagli amici, dai prof e dai loro insegnamenti Il Tempo li aveva resi maturi ma non ancora adulti, anche se però segnati da momenti difficili in cui avevano sempre trovato la forza per reagire, per rialzarsi insieme contro tutto e tutti. Avevano reso visibile un dolore invisibile, avevano reso concreta la rassegnazione di una Terra trasmettendo coraggio e voglia di cambiare, di voltare pagina per ritornare, non solo a sperare, ma anche a Vivere.
Nella conclusione l’Autrice, con un “colpo di teatro” ci fa fare un balzo temporale, collocando la narrazione ai giorni nostri, nel 2020 in piena pandemia, con la vita che, ancora una volta, ha saputo sorprendere negativamente tutti anche la nostra Chiara: ormai adulta adesso appare finalmente consapevole delle sue capacità e aspirazioni, soprattutto pronta a mettere a posto tutti i pezzi del suo passato, approfittando di questa pausa “forzata”, conservando però, nella sua intimità, i tanti ricordi dolorosi, racchiusi nelle immagini impresse nella mente che consapevolmente hanno contribuito a renderla più forte, quella persona che nel presente, dopo aver amato e lottato per lei e per la sua terra, alla fine è riuscita con molta determinazione ad indirizzare la vita nel VERSO GIUSTO.
Davvero essenziale poi la nota finale del libro, molto utile, per capire le vere ragioni che hanno spinto e motivato l’autrice a raccontare una storia davvero emozionante che, sicuramente, ha sensibilizzato molto anche lei: nel raccontare e ricordare vicende che affondano le loro radici in una terra toccata dal dolore. L’intento principale è quello di trasmettere la Speranza, rendendo concreta la voglia di un popolo che, stanco di rimanere in silenzio, aveva bisogno di dimenticare e sostituire i silenzi con il rumore delle risate, magari quelle dei bambini che con il loro sorriso potevano riscrivere il loro futuro che per anni era stato negato dall’arrendevolezza dei grandi.
Tanti complimenti di cuore alla bravissima Angela Aniello perché con il suo libro è riuscita ad appassionare e conquistare attraverso una storia che ripercorre delicate vicende che purtroppo trovano riscontro in un passato e presente tristemente noto a tutti, in particolare a tutte quelle persone che sono state testimoni dirette di tanta sofferenza, del dolore vissuto in quella terra dove si svolge la vicenda Narrata. Non era certo facile il doppio compito per l’Autrice che abilmente riesce bene, da una parte, a descrivere la sofferenza attraverso un racconto intimo in cui è facile immedesimarsi e dall’altra a “disegnare” poeticamente tutta la speranza, tradotta in quella voglia di cambiamento, proveniente da quella parte di persone più penalizzate da tale situazione: i giovani di Tamburi.
Un libro meravigliosamente bello e profondo che riesce facilmente a coinvolgere con la sua intimità. Un romanzo che commuove stimolando una riflessione attenta che colpisce il cuore del lettore che si ritrova all’interno di una storia fatta di sconforto, ma anche ottimismo e fiducia che vengono diffusi attraverso l’amore, l’unica cura universale per guarire le ferite di una vita dove non sempre tutto va’ nel VERSO GIUSTO.
......( Recensione di Walter Bianco da AmabiliLetture Blog)
Angela Aniello (Bitonto, 1973). Laureata in lettere classiche, concilia il suo ruolo di insegnante nella scuola secondaria di primo grado con i numerosi interessi che coltiva con passione: la musica, il teatro e, soprattutto, la scrittura. Ha pubblicato il racconto Un figlio diverso con Arti Grafiche Savarese (1997) e la raccolta di poesie Piccoli sussurri con Editrice Internazionale Libro Italiano (2005). Alcuni dei suoi scritti sono stati premiati in concorsi letterari di diverso genere. Molte poesie e racconti compaiono in varie antologie, blog e e-book. Il suo romanzo d’esordio si intitola Fra le crepe dell’anima, pubblicato con la casa editrice Les Flâneurs Edizioni (2017).
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