Dieci storie intrise dello stesso spirito romantico, di quel fatalismo gotico e terrificante che distingue la produzione del celebre poeta e scrittore americano. Racconti liberamente ispirati ad alcune delle sue Opere più celebri, riportate in scena e rielaborate con rinnovato vigore. Storie nate dalla fantasia di autori e autrici capaci di enfatizzare,con la loro modernità, lo spirito macabro e grottesco di Poe, amplificandone i tormenti , le angoscie e i deliri.
Come ben evidenziato da Stefano Mancini nella Prefazione, Edgar Allan Poe è un personaggio letterario capace di ispirare attraendo non solo per la sua opera, ma anche indistintamente per tutto quello che ruota attorno alla sua Aura.
Questa Antologia nasce dal desiderio di sviscerare il Genio letterario di Poe affidando l’ispirazione alla bravura di dieci Autori e Autrici chiamati a riaccendere il “fuoco” artistico di uno Scrittore che, con la sua opera, aveva riscritto le regole della narrativa di Genere.
Stefano Mancini, prendendo spunto da “Ritratto ovale” , ci racconta una storia dove i Protagonisti, apparentemente sfuggiti da un terrore reale, si ritrovano a far i conti con un dipinto nel quale la vitalità di una presenza sopravvive nell’espressione di uno sguardo che provoca terrore e follia, più della Realtà stessa.
Miriam Palombi sceglie “Cuore rivelatore” come ispirazione per un racconto in cui la sfumatura tra logica e follia si annulla nell’ossessione di uno sguardo composto da occhi che scrutano iniettati di sangue, che soffocano e condannano, tra nevrosi e pazzia, nell’oscurità di una pena destinata per chi vede ma non crede, per chi sa, ma non comprende.
Daisy Franchetto, similmente a “Berenice”, tratta una storia d’Amore divisa tra Malinconia e Mistero che corre nella stessa direzione verso un Malessere che avvelena la mente nello strazio di un Tradimento, che provoca l’Ossessione macabra di una Vendetta, alimentata dalla voglia che cresceva ogni notte nei sogni destati solo da un bisbiglio implacabile.
Fabrizio Fortino reinterpreta la “Cassa oblunga” attraverso un racconto dominato dalla stessa esigenza di trovare una spiegazione razionale alle vicende accadute che, nella confusione dei ricordi, turbava il sogno del Protagonista vittima di una Follia non partorita dalla mente, ma dalla stessa natura umana, incapace di restare indifferente di fronte a ciò che non comprende.
Elena Mandolini sviluppa in maniera originale “La mascherata della morte rossa” con un Racconto macabro, avvolto da mistero e fascino, che rapidamente si trasforma in uno spettacolo raggelante, vittima di un gioco crudele che testimonia tragicamente il superamento di certi confini in nome di un ideale.
Federica Soprani riassume l’angoscia che divide la condanna, allo scorrere del tempo come nello scritto “Il pozzo e il pendolo”. Le false percezioni create dal disagio di non essere più al sicuro in un luogo dove l’attesa si faceva insopportabile. Nonostante la certezza della morte, accresce la pazzia nel buio del Protagonista, col respiro affannato, ormai preda di un pensiero incontrollabile che, insinuato nella mente, rendeva insopportabile l’attesa.
Barbara Parodi si lascia influenzare da “La caduta della casa di Usher” per realizzare una storia in cui la Paura del Protagonista empaticamente paralizza il Lettore; un’Amicizia maledetta che trascina un Senso di colpa che attanaglia e pesa su una coscienza decisa sempre più a pagare fino in fondo tutte le sue colpe.
Daniel Viaroli sceglie il racconto “Barile Montillado” come “base” su cui costruire un Racconto che ricorda molto l’Originale, soprattutto per lo spazio in cui si svolge la vicenda: una storia Grottesca in cui sarà la Vendetta a guidare il Protagonista in un crescendo di sentimenti tra rumori incessanti in cerca di risoluzione, che lo porterà ad essere da carnefice impertinente a vittima irriverente, nella fusione simbolica tra Psiche e luogo dove “consumare” la Tragedia.
Francesco Zamboni costruisce, come in “Gatto nero“, una storia in bilico tra Ragione ed Angoscia; la Follia moderna prende largo nel cuore del giovane Protagonista che, con la sua fissazione, andrà incontro al suo Destino in un crescendo di atmosfere agitate e confuse.
Con Monica Serra ci troviamo a rievocare le atmosfere legate ai Racconti de “I delitti della Rue Morgue”. Nella Solitudine un Passato che ritorna, un Nemico pronto di nuovo a giocare, una partita da concludere di un gioco in cui il Protagonista non era sicuro del suo Ruolo, ma che diversamente dal Passato, adesso aveva l’unica certezza di poter dettare lui le regole.
Tanti complimenti sinceri a tutti gli Autori e Autrici che hanno realizzato questa affascinante Antologia, perché sono riusciti con molta Originalità a far rivivere la stessa Ansia e Angoscia che domina largamente negli scritti di E. A. Poe , ricreando abilmente anche le stesse Atmosfere Gotiche necessarie per suscitare una Paura palpabile che certamente sarà in grado di saziare gli appetiti più “raffinati” e istintivi, suscitando però, anche interesse per tutti coloro che si approcciano al Genere per la prima volta.
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